Chi sarà il prossimo presidente del Council of Fashion Designers of America? La domanda rimbalza dai siti specializzati ai social network sin da ieri, quando è stata diffusa la notizie che il 31 maggio Tom Ford lascerà la carica che ricopre dal giugno 2019. Il CEO del Cfda Steven Kolb prenderà il ruolo di presidente a interim fino al prossimo 31 dicembre. Il board voterà in autunno per eleggere il suo nuovo presidente il cui inserimento sarà effettivo da gennaio.
“Quando ho iniziato il lavoro come presidente il mio scopo era aiutare l’industria della moda americana ad essere più riconosciuta globalmente per il suo talento e la sua importanza”, ha dichiarato Ford in un comunicato ufficiale. “Non avrei potuto immaginare le circostanze straordinarie che sia il settore che il mondo avrebbero affrontato, che una pandemia avrebbe piegato il mondo cambiando il corso delle nostre vite e dei nostri affari per sempre. La pandemia ci ha messo tutti alla prova spingendoci a pensare ai nostri business in modi diversi, dal processo creativo alla produzione, dal mondo con cui raggiungiamo e parliamo ai nostri clienti. Siamo stati costretti a creare nuove formule per portare avanti le nostre aziende. Alcuni possono pensare che la moda sia solo fare bei vestiti e accessori, realizzare sfilate, vestire le celebrities e allestire feste senza considerale l’incredibile lavoro che si svolge dietro le quinte o che il settore della moda è un industria da tre trilioni di dollari che impiega milioni di persone”, ha concluso lo stilista.
La presidenza di Ford è certamente più breve rispetto ai suoi predecessori. Diane von Furstenberg aveva mantenuto il ruolo per ben 13 anni (2006-2019) e Stan Herman per 15 (1991-2006). Il Cfda specifica che la durata della nomina di Ford era stata fissata per due anni, successivamente estesa per ulteriori 12 mesi così come avvenuto in passato a stilisti del calibro di Oscar de la Renta, Bill Blass e Perry Ellis.
La nota redatta dal Council of Fashion Designers of America ricorda alcune delle iniziative chiave messe in atto da Ford, in primis i passi in avanti in termini di inclusività e inserimento professionale. L’iniziativa ‘A Common Thread’, in partnership con Vogue, ha stanziato cinque milioni di dollari di aiuti al settore durante i primi due anni della pandemia, il 79% dei quali rivolti ad aziende di piccole dimensioni che fanno capo a donne o appartenenti a minoranze.
Più complicate le strategie relative alla New York fashion week; se da una parte l’alleanza con IMG ha messo fine al doppio calendario di eventi, negli ultimi anni la manifestazione è stata dapprima ridotta a solo cinque giorni e poi ampliata nuovamente fino all’introduzione dell’American Collections Calendar. “In qualsiasi luogo e in qualsiasi modo gli stilisti americani sceglieranno di svelare le loro collezioni, il nostro compito come Cfda è onorare la nostra missione originale e aiutare la promozione e il supporto della moda americana. Quindi pubblicheremo all’interno della schedule non solo la lista dei designer presenti a New York durante la Nyfw, ma anche i nomi dei designer americani che presentano fuori calendario e all’estero”, aveva fatto sapere il Cfda. Lo stesso Ford ha scelto di sfilare a Los Angeles in concomitanza della notte degli Oscar anziché nella Grande Mela, uscendo dal calendario ufficiale della Nyfw in più di un’occasione.