Anche Primark vacilla sotto la pressione inflazionistica. La società madre a cui fa capo la catena di abbigliamento irlandese, Associated British Food, ha infatti appena dichiarato l’intenzione di aumentare i prezzi dei propri prodotti, in risposta all’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime.
Il gruppo ha spiegato che la pressione su Primark è stata tale da impedire all’insegna di farvi fronte con la propria liquidità, trovandosi quindi costretta a procedere con una revisione al rialzo su alcune categorie merceologiche del proprio listino prezzi a partire dal prossimo autunno/inverno.
L’obiettivo, che accomuna Associated British Food e la sua Primark a molti retailer rivali, è quello di tutelare la reddività del proprio business senza, però, compromettere l’impennata della domanda da parte dei consumatori. A maggior ragione se si considera il posizionamento del colosso Uk del fast fashion, che ha fatto dei prezzi competitivi uno degli ingredienti fondamentali della propria ricetta di mercato.
“Ci impegniamo a garantire la nostra leadership nei prezzi e l’accessibilità, soprattutto in questo ambiente di maggiore incertezza economica” – ha dichiarato l’amministratore delegato di Abf, George Weston, si legge su Reuters.
Nel primo semestre dell’anno, terminato lo scorso 5 marzo, Primark ha visto le proprie vendite aumentare del 59% a 3,54 miliardi di sterline (circa 4,2 miliardi di euro), mentre le vendite nelle attività alimentari della parent company sono salite del 6% a 4,34 miliardi di sterline. Intanto però la pressione inflazionistica minaccia la marginalità per l’anno in corso, anche a fronte dello scenario geopolitico scossa dalla guerra Russia-Ucraina.
All’inizio di aprile Primark ha inoltre aperto la sua prima insegna italiana in centro città, nel cuore di Milano. Lo store si trova in via Torino e ha una superficie di 5mila metri quadrati suddivisi in cinque piani, in cui trovano posto anche gli uffici dell’headquarter italiano.