L’export europeo di abbigliamento si porta oltre i livelli pre-Covid nel 2021, ma rischia di scontare l’impatto negativo dell’aumento dei costi di energia e trasporti, nonché l’impatto sulle spese del conflitto in Ucraina. A dirlo sono i dati dell’Institut Français de la Mode (IFM), secondo cui l’Unione Europea ha esportato, l’anno scorso, 33 miliardi di euro di abbigliamento, in crescita rispetto ai 25,5 miliardi del 2020 ma anche rispetto ai 29,01 miliardi di euro registrati nel 2019. Si tenga presente che, post Brexit, il Regno Unito viene ora eliminato dal calcolo effettuato per l’export e annoverato tra i Paesi clienti. Tra le principali piazze di approdo delle esportazioni europee di abbigliamento ci sono la Svizzera (hub logistico per il fashion, il Regno Unito, gli Usa e la Cina.
Quanto all’import, il 2021 mostra un’accelerazione del 6% sul 2020 nel comparto abbigliamento, con 72,3 miliardi di euro. Nel 2019 le importazioni si erano attestate a 87,9 miliardi. “Il Regno Unito si legge su Fashionnetwork – è ora l’11° fornitore di abbigliamento dell’Ue, con 1,5 miliardi di euro di prodotti, una cifra tuttavia in calo del 63%. La Cina è ancora in testa alla classifica, con 21,8 miliardi di euro, contro i 25,7 miliardi dell’UE pre-Brexit nel 2019. Seguono Bangladesh, Turchia e India, che hanno aumentato ciascuno i propri ordini di circa il 15%. Marocco (+25%) e Tunisia (+10%) si collocano rispettivamente al 7° e 9° posto, mentre gli ordini dagli Stati Uniti crescono del 46%, dopo il calo del 19% registrato lo scorso anno. L’Ucraina, il 19° fornitore dell’Ue, aveva nel frattempo aumentato le sue esportazioni verso la Ue del 10% nel 2021″.
In termini di esportazioni tessili, l’Ue ha raggiunto 25,3 miliardi di euro nel 2021, in crescita del 13% dopo il calo del 14% nel 2020. Il dato 2021 supera i 23,8 miliardi di euro ottenuti nel 2019. “Le cifre delle importazioni tessili europee – conclude Fashionnetwork – sono più difficili da decifrare. Erano esplose del 66% nel 2020 (+190% dalla Cina) per un semplice motivo: queste cifre includevano le importazioni di mascherine. Ora sembrano essere tornate a livelli più normali, con 33,8 miliardi di euro di materiali importati nel 2021, rispetto ai 31,2 miliardi del 2019″.