I rallentamenti della catena di approvvigionamento, con il loro impatto sulla disponibilità delle scorte, e l’inflazione pesano sul primo semestre d’esercizio di Asos (risultati al 28 febbraio scorso), che ora punta al recupero nella seconda metà dell’anno. Nel periodo le vendite del player inglese dell’e-commerce sono cresciute del 4% a 2 miliardi di sterline (quasi 2,4 miliardi di euro), “in linea con le indicazioni fornite – spiega il Financial Times – ma molto lontane dall’aumento del 25% registrato per lo stesso periodo dell’anno scorso, quando Asos è stato favorito dalla chiusura di molti negozi”. L’utile ante imposte rettificato è stato di 14,8 milioni di sterline, in caduta dell’87 per cento.
Tuttavia, fatta eccezione per gli effetti della decisione di sospendere le vendite in Russia, la guidance di Asos per l’intero anno è rimasta invariata. Lo scorso ottobre, la società stimava una progressione delle vendite dal 10 al 15% per l’esercizio in corso, con un utile ante imposte rettificato compreso tra 110 e 140 milioni di sterline. Lo stop alle vendite in Russia dovrebbe sottrarre ai profitti circa 14 milioni di sterline.
Asos ha inoltre dichiarato alle agenzie di aver migliorato il livello delle giacenze, grazie alla ripresa della domanda, alla riduzione dei tempi di consegna e a importanti investimenti in marketing. “Abbiamo avviato la stagione (primavera/estate) con un ottimo livello di stock – ha dichiarato a Reuters il COO Mat Dunn -. Permane un po’ di incertezza circa la fornitura dalla Cina, ma siamo in una situazione migliore rispetto a quanto accaduto con l’autunno/inverno”. Dunn ha inoltre spiegato che il processo per reclutare un nuovo CEO è in corso.
“Rimaniamo consapevoli del potenziale impatto dell’inflazione sulla domanda e continueremo a rispondere adeguatamente a qualsiasi cambiamento delle condizioni di mercato”, ha concluso Dunn. Dopo un avvio di seduta in calo dell’1,6%, il titolo di Asos guadagnava, in mattinata, oltre tre punti percentuali alla Borsa di Londra.