“A Watches & Wonders 2022 incontreremo, finalmente in presenza, i principali clienti e operatori del settore. Dopo anni di esperienze ibride, è importante tornare a presentare dal vivo i nostri prodotti”. A parlare, alla vigilia dell’apertura del salone di Ginevra dedicato al mondo dell’orologeria, è Ricardo Guadalupe, CEO di Hublot, il cui entusiasmo è alimentato anche da un 2021 archiviato ben oltre i livelli pre-pandemia, grazie alla spinta del mercato americano e della Greater China. “Nel 2021 – ha spiegato il numero uno della maison orologiera di Lvmh – abbiamo battuto il nostro record storico, registrato nel 2019. Anche lo scorso anno c’è stato uno strascico della pandemia, ma è stato più che compensato dalla clientela locale dei vari mercati in cui siamo presenti. Certo, per il lusso ha pesato l’assenza del travel retail. Speriamo che, se non quest’anno, nel 2023 sopratutto i clienti cinesi e del Far East possano tornare a viaggiare, perchè, come è noto, sono spender trainanti per il lusso e per i luxury watches nello specifico”.
Hublot, come Zenith, TAG Heuer e Bulgari, è parte della divisione Watches & Jewelry di Lvmh. Il colosso del lusso ha archiviato l’anno con ricavi record sia rispetto al 2020 che al periodo pre-pandemia, con un fatturato di 64,2 miliardi di euro, in aumento del 44% rispetto all’esercizio precedente e in crescita del 20% sullo stesso periodo del 2019 (rispettivamente +36% e +14% a livello organico). Il comparto hard luxury è cresciuto del 167% nel 2021 rispetto all’anno precedente, grazie anche all’ingresso di Tiffany & Co. Lo scorso anno, tutte e quattro le maison orologiere del gruppo di Bernard Arnault hanno superato i dati di vendita del 2019.
“La clientela locale – ha continuato Guadalupe – ha fatto crescere le vendite soprattutto in Cina, dove contiamo13 boutique Hublot, in Giappone e negli Stati Uniti. In Nord America il cosiddetto revenge buying di orologi di lusso è stato significativo. Sulle nostre stime per il 2022 pesano le recrudescenze della pandemia e il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, quindi è difficile essere precisi rispetto all’intero esercizio. Il primo trimestre per noi è stato addirittura migliore del 2021, ma, ripeto, ci vuole prudenza”.
Il settore dell’orologeria non è stato immune da rallentamenti della produzione e ritardi nelle fasi di fornitura. Inoltre, in risposta all’aumento del costo delle materie prime come acciaio e titanio o degli stessi diamanti (fornitori di gemme preziose hanno aumentato i prezzi dal 10% al 15 per cento), le principali maison elvetiche si preparano ad una revisione al rialzo dei loro listini, nell’ordine del 3-4 per cento. “Nel 2021 – racconta Guadalupe – abbiamo vissuto aumenti di produzione importanti, con un +30-40% rispetto al 2020. Tutta l’industria orologiera ha dovuto accelerare il time to market. La nostra è una produzione solo in parte integrata verticalmente, quindi, come tutti, siamo stati impattati dai rallentamenti della catena di approvvigionamento”.
“Quello che il nostro settore avverte, però – ha aggiunto il manager -, è più una carenza di personale specializzato. Come comparto, ci vorranno un paio d’anni per raggiungere un livello di produzione che sia effettivamente pari alla domanda. Per l’orologeria c’è una grande necessità di attrarre talenti. Noi investiamo molto, come tutta Lvmh, sulla formazione. Ad oggi abbiamo inserito otto apprendisti, orologiai e meccanici di precisione; speriamo di arrivare a 24 nei prossimi tre anni”.
Attualmente, l’Europa Occidentale è il mercato d’elezione di Hublot e genera il 34% del fatturato. Di contro, Cina e Stati Uniti sono le piazze con il maggior potenziale di crescita. “Il mercato italiano è tra i più importante dell’Europa Occidentale per noi, subito dopo la Germania – ha confermato il CEO di Hublot -. Certo, in Italia ha pesato l’assenza di turisti. Abbiamo dovuto in un certo senso reinventarci e imparare a dialogare con il cliente locale. Abbiamo un buon riscontro anche in Francia, Spagna e Svizzera”.
Hublot conta 125 boutique nel mondo, per metà di proprietà del brand (il resto degli store è in partnership con insegne specializzate). L’azienda punta a toccare quota 150-160 boutique in quattro anni al massimo. Già nel 2022 dovrebbero concretizzarsi otto progetti di apertura. Il focus è, come anticipato, su Cina e Stati Uniti. L’Ex Celeste Impero, principale mercato per tutta l’orologeria svizzera, vale il 18% delle vendite di Hublot. L’ambizione è che, nel medio termine, possa incidere per il 30 per cento. Simile la proiezione per gli Stati Uniti.
Quanto infine al collezionismo e al secondo polso, “per noi – ha concluso Guadalupe – è importante mantenere alto il valore dei prodotti, per questo dovremo avere una distribuzione controllata di modelli pre-owned di Hublot e che oggi sono modelli unici, da collezione, perchè appartenuti a Maradona o a Kobe Bryant. Hublot, in ogni caso, è una maison giovane, che per una buona parte della sua storia si è concentrata su modelli al quarzo, che si prestano meno al vintage. È una sfida interessante per il futuro, ma la cosa più importante è avere il pieno controllo della distribuzione del secondo polso per non compromettere il valore del brand”.