Hugo Boss chiude lo stabilimento produttivo toscano di Scandicci. È quanto ha comunicato la maison ai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Con la dismissione del sito è previsto anche il licenziamento collettivo di 21 lavoratori più un contratto a termine in scadenza.
I sindacati precisano che questa scelta è “illogica e irricevibile” e hanno proclamato lo stato di agitazione per questa mattina davanti ai cancelli dell’azienda. L’azienda, spiegano i sindacati nella nota, intende delocalizzare le lavorazioni di Scandicci (dove vengono sviluppate le collezioni di pelletteria e delle calzature per donna, a livello di prototipi e di campionario) in Asia e in Portogallo. “Riteniamo profondamente sbagliata la scelta operata dall’azienda di dequalificare il proprio prodotto e spostare all’estero gli sviluppi delle collezioni e dei campionari, oltre che le produzioni. Per giustificare la scelta, l’azienda ha comunicato che le tendenze dei mercati e dei gusti dei consumatori non sarebbero più interessate al Made in Italy. Questa affermazione è falsa, grave e inaccettabile, e nasconde solo un’operazione speculativa”, spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil
Domani pomeriggio sulla vertenza è previsto un incontro in videoconferenza tra azienda e sindacati.
La maison tedesca ha chiuso il quarto trimestre da record con ricavi in aumento del 51% su base annua a quota 906 milioni di euro e in crescita anche rispetto al 2019. Lo sprint dell’ultimo quarter dell’anno ha consentito al gruppo di alzare ulteriormente il suo outlook per l’interno anno 2021, dopo averlo già rivisto al rialzo a ottobre, quando aveva previsto una crescita delle vendite di circa il 40% a livello di valuta corretta, sulla scia della forte domanda in Europa e nelle Americhe. Nel corso della pandemia, Hugo Boss si è concentrato sull’espansione della sua attività di e-commerce e sul passaggio all’abbigliamento casual.