Il denim di Levi Strauss & Co guarda con ottimismo ai prossimi mesi, anche se servirà un ulteriore aumento dei prezzi per compensare l’inflazione. Il brand di total look Usa ha infatti stimato vendite tra i 6,4 e i 6,5 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2022, meglio dei 6,3 miliardi ipotizzati dagli analisti del consensus Refinitiv IBES. La conferma è arrivata dalle dichiarazioni del CEO di Levi’s, Chip Bergh, a margine della presentazione dei risultati del Q4 e dei 12 mesi al 28 novembre scorso.
Nel quarto trimestre, l’azienda ha registrato ricavi per 1,7 miliardi di dollari (1,5 miliardi di euro), in aumento del 22% sul 2020 e a +7% sul corrispondente periodo del 2019. Il dato ha battuto gli 1,68 miliardi attesi da Wall Street. L’utile netto adjusted è pari a 170 milioni di dollari, in aumento rispetto agli 81 milioni del Q4 2020 e ai 108 milioni del 2019.
Quanto ai 12 mesi, il giro d’affari tocca i 5,8 miliardi di dollari, a +29% sul 2020 e sostanzialmente stabile rispetto al pre-Covid. Nel full year il profitto netto adjusted è di 601 milioni e si confronta con gli 84 milioni del 2020 e i 456 milioni del 2019.
La robusta domanda, spiega Reuters, “ha coinciso con l’aumento dei costi di produzione e spedizione, costringendo le aziende ad aumentare i prezzi per compensare le pressioni inflazionistiche”. Stando a quanto dichiarato dal CEO, nel 2022 Levi’s prevede di alzare ulteriormente i prezzi.
“La forza della nostra brand equity guida il potere di determinazione dei prezzi – ha affermato Bergh -. Abbiamo in programma ulteriori aumenti dei prezzi nel 2022 e oltre, perché ci aiuta a compensare le pressioni inflazionistiche”.
Nell’after market di ieri, le azioni di Levi’s hanno toccato rialzi di quasi l’8 per cento.
“Stiamo pianificando quest’anno partendo dal presupposto che i problemi della catena di approvvigionamento continueranno”, ha concluso Bergh.