“L’emissione di un sustainability linked bond chiude un cerchio, segna la fine di un lungo periodo di leverage buyout. La semestrale mostra come la posizione finanziaria dell’azienda sia migliorata. A livello di performance, abbiamo recuperato il fatturato perso durante la pandemia e questo è frutto sia della bravura del management sia di un posizionamento ottimale. Ovs è oggi l’alternativa preferita di molti italiani nella sua fascia di prezzo. La quota di mercato è aumentata di cento punti base in un anno, periodo in cui non abbiamo inaugurato nuove superfici di vendita”. Sono le parole di Stefano Beraldo, amministratore delegato di Ovs, che in un incontro con la stampa di settore ha fatto il punto sull’andamento del gruppo italiano.
Negli scorsi giorni Ovs ha reso noto che la Central Bank of Ireland ha approvato il prospetto informativo relativo all’offerta pubblica di sottoscrizione e ammissione alle negoziazioni del prestito obbligazionario legato a obiettivi di sostenibilità senior unrated, non garantito, non convertibile e non subordinato per un controvalore compreso tra un minimo di 150 milioni e massimo di 200 milioni di euro, destinato sia ad investitori qualificati in Italia e all’estero, sia al retail in Italia, di cui il cda della società ha deliberato l’emissione lo scorso 11 ottobre. Inoltre Borsa Italiana ha ammesso le obbligazioni a quotazione sul Mercato Telematico delle Obbligazioni. L’offerta avrà inizio il 27 ottobre e si concluderà il 3 novembre 2021. La particolarità dell’operazione è, appunto, che prevede un collocamento anche al retail. Il taglio minimo è stato fissato in 1.000 euro.
Perché dunque connettere un bond alla sostenibilità? “Perché siamo a valle di un percorso serio intrapreso in questo senso – ha continuato Beraldo -. Rispetto al 2016 abbiamo già ridotto le emissioni dell’85 per cento”. Il rendimento del bond, ha spiegato il manager, verrà deciso dal mercato. In ogni caso, la cedola minima è del 2%, e rimarrà tale solo se entro il 2024 Ovs riuscirà a tagliare del 20% il consumo energetico rispetto ai livelli del 2019. Diversamente, subirà una penalizzazione dello 0,25 per cento. “L’azienda, che quest’anno è prima nel Fashion Transparency Index di Fashion Revolution, si muove per abbattere le sue emissioni, rinnovando e adeguando gli store (i negozi più recenti o ristrutturati oggi fatturano il 20% in più rispetto a quelli vecchi, ndr) o intervenendo sui trasporti, ad esempio con la riduzione del ricorso ai trasporti aerei. L’impegno però è anche sul fronte dei fornitori, con controlli sulle materie prime, sui processi e sulle lavorazioni”, ha precisato l’AD, ribadendo il grande lavoro fatto sui prodotti, oggi di qualità media più alta e “destinati a durare”.
Le risorse finanziarie provenienti dall’emissione del prestito obbligazionario verranno utilizzate per finanziare anticipatamente parte dell’indebitamento finanziario esistente del gruppo, allungando la scadenza delle linee a disposizione, e consentendo di liberare risorse, destinate anche a investimenti nell’economia circolare. “Ovs oggi è un gruppo meno indebitato e solido, con un ebitda in crescita e nuove fonti di finanziamento anche a lungo termine”, ha confermato i numero uno dell’azienda. Il nuovo bond green è a 6 anni e ha già incassato l’interesse del principale azionista di Ovs, Tamburi Investment Partners. Quest’ultimo, a fine settembre, ha portato la sua quota in Ovs dal 22,747% risultante nel marzo 2019 al 25,14 per cento.
Ovs ha archiviato la prima metà dell’esercizio 2021-22 con ricavi per 599,2 milioni di euro, in aumento del 59,5 per cento. In forte miglioramento anche il margine operativo lordo rettificato, passato da 2,1 milioni a 60,1 milioni di euro; di conseguenza, la marginalità si è attestata al 10 per cento. Il player veneto ha terminato il primo semestre con un utile netto rettificato di 13 milioni di euro, contro il rosso di 29,7 milioni year over year.
Dall’arrivo di Beraldo in Ovs ad oggi, la market share della società è passata dal 2% a oltre il 9 per cento. “E c’è ancora margine di crescita in diverse direzioni: con Upim, con il nostro business digitale, con la nuova Stefanel e con altre acquisizioni. Non siamo interessati a una ‘Ovs bis’, ma piuttosto a realtà complementari. Dopo il debutto del womenswear firmato Piombo, siamo attenti ad avere un’offerta sempre più diversificata che ci rende una vera e propria piattaforma aggregante. Il nostro sito e i negozi sono aperti a marchi internazionali noti (si pensi all’accordo con Gap), ma anche a ‘unespected discoveries’, purché siano brand con un’identità chiara”.