Ermenegildo Zegna si quoterà a Wall Street entro la fine dell’anno. E lo farà attraverso il meccanismo della spac, diventando la prima maison del lusso che utilizza questo strumento per fare il suo ingresso sui listini azionari. L’operazione, infatti, avverrà attraverso la fusione di Zegna con Investindustrial acquisition Corp, la società-veicolo (nella forma di special purpose acquisition company) promossa dalla società di investimento Investindustrial VII,varata da Andrea Bonomi a fine 2020 per portare aziende italiane negli Usa. L’accordo definitivo di aggregazione con il gruppo Zegna prevede una combinazione di azioni e finanziamento in contanti.
Al completamento dell’operazione, che è previsto per il quarto trimestre di quest’anno, la famiglia Zegna continuerà ad avere il controllo della società con una partecipazione di circa il 62%, Investindustrial VII insieme alle Sponsor promote shares deterrà l’11 per cento. La società avrà un enterprise value iniziale atteso di 3,2 miliardi di dollari con una capitalizzazione di mercato prevista di 2,5 miliardi di dollari. Si prevede che l’operazione possa generare circa 880 milioni di dollari di proventi lordi: 403 milioni in contanti detenuti dalla Spac, 250 milioni dal Pipe (Private Investment in Public Equity) sottoscritto (“incrementato di 50 milioni di dollari rispetto al target originale alla luce della forte domanda da parte degli investitori”, specifica la nota del gruppo) e 225 milioni di dollari in un forward purchase agreement con Strategic Holding Group (Ssh), un veicolo di investimento indipendente di Investindustrial VII. Quest’ultimo investimento sarà soggetto ad un periodo di lock-up fino a un massimo di 3 anni.
Secondo quanto dichiarato da Gildo Zegna, CEO del gruppo Zegna in un’intervista sul Corriere della Sera, la decisione di quotarsi in Usa e non in Italia sarebbe legata al fatto che “la spac era già quotata negli Stati Uniti” e che “gli investitori del lusso si trovano soprattutto in America, ed essere a New York dà la visibilità necessaria a un gruppo come il nostro, che esporta circa il 90% del fatturato. Ancora, gli Usa sono un mercato trainante che sta vivendo un vero boom dell’abbigliamento casual, noi stessi abbiamo avuto un ultimo trimestre davvero buono. Ma non cambieremo: la nostra sede resterà italiana e anche le fabbriche saranno sempre più italiane”. Inoltre, sempre secondo il Corriere, “nel cda della nuova Zegna saranno presenti Gildo, Paolo e Anna Zegna, Domenico De Sole, Henry Peter, Michele Norsa e Ronald Johnson, attuali consiglieri, oltre a Bonomi, Ermotti, Valerie Mars, imprenditrice americana, e Angelica Cheung, ex direttrice di Vogue China ora consulente di Zegna in Cina”.
La scelta della quotazione denota il fermento in atto nel gruppo Zegna, storico marchio produttore di tessuti e di abbigliamento maschile che, nel corso dei suoi 111 anni di storia si è evoluto in fornitore di beni di lusso per clienti di tutto il mondo. Nel 2018 ha acquisito la quota di maggioranza del brand americano Thom Browne e nel corso degli ultimi anni ha investito per valorizzare realtà industriali italiane tra cui Bonotto, Tessitura Ubertino, Cappellificio Cervo, Dondi fino all’ultima operazione, quella che ha portato a detenere la maggioranza di Filati Biagioli Modesto insieme a Prada. A fine dicembre 2020, Zegna è presente in 80 Paesi attraverso 296 negozi diretti. Quest’anno, precisa la nota del gruppo, Ermenegildo Zegna il Gruppo si aspetta di ottenere ricavi annuali in linea ai livelli del 2019. I ricavi 2019 del gruppo si sono attestati a 1,32 miliardi di euro.