Demna Gvasalia ha vinto un’altra sfida. Il direttore creativo di Balenciaga ha svelato ieri la prima collezione couture della storica maison a 53 anni dall’ultimo défilé, durante la fashion week parigina. Al timone del brand dal 2015, lo stilista georgiano aveva annunciato il ritorno alla couture prima della pandemia ma, a causa dell’emergenza sanitaria, l’appuntamento era stato rimandato. Gvasalia ha simbolicamente scelto i saloni al civico 10 di Avenue George V, gli stessi in cui Cristóbal Balenciaga allestiva i suoi défilé. Le assonanze con le linee stilistiche del fondatore della griffe sono state molteplici, a partire dal silenzio in cui hanno sfilato gli abiti. Non una nota ad accompagnare le uscite che si sono susseguite, scandite dal fruscio dei tessuti, dal suono delle suole sul pavimento. Ad osservare le creazioni il numero uno di Kering, Francois-Henri Pinault, affiancato dalla moglie Salma Hayek e da Anna Wintour. Direttori e fashion editor delle principali testate mondiali così come celebrities e influencer hanno preso parte alla sfilata, da Kanye West al campione Lewis Hamilton.
Prima ancora delle review, il successo della collezione è stato decretato dai pareri condivisi su social network. “Well, that was a @Balenciaga #couture show worth waiting for” (Bene, è stata una sfilata di Balenciaga per cui è valsa la pena aspettare) ha twittato Vanessa Friedman, fashion director del New York Times.
“Balenciaga just staged the couture show of the century”, titola oggi il magazine I-D, “Demna’s first Balenciaga Couture collection is here, and it’s beautiful”, decreta Dazed. “A stunning Couture debut from Demna Gvasalia at Balenciaga”, sintetizza Vogue.com. La storica giornalista Suzy Menkes apprezza particolarmente la scelta di introdurre anche modelli maschili. Dopo aver recentemente azzerato i contenuti del proprio account Instagram da quasi 12 milioni di follower, in occasione della sfilata Balenciaga ha ripreso a condividere nuovi contenuti, iniziando proprio dagli scatti della collezione. Marc Jacobs ha apprezzato tutti i look commentando “Stunning!”, “Exquisite”, “Just beautiful”, “Wow”, mentre altri colleghi come Alessandro Dell’Acqua hanno riportato alcuni outfit.
A conquistare è stata la capacità di Gvasalia di attualizzare forme e concetti provenienti dagli archivi della maison. Dai cappelli realizzati in collaborazione con Philip Treacy all’abito da sposa finale, chiaro rimando ai volumi del fondatore. Alle avvolgenti cappe si sono alternati look in denim e indumenti vicini al mondo streetwear, terreno di gioco favorito dal designer georgiano.
Dopo Balenciaga l’attenzione si è spostata sulla collezione di Jean Paul Gaultier disegnata dalla giapponese Chitose Abe, fondatrice del brand Sacai. Il Covid-19 aveva messo in stand-by anche questa inedita collaborazione, una sorta di rinascita per la storica griffe francese di Puig. “Ho il piacere di annunciare il nuovo concept della mia haute couture. Ogni stagione inviterò un designer a interpretare i codici della maison e sono doppiamente contento che Chitose Abe di Sacai sarà la prima!”, aveva dichiarato a marzo 2020 l’enfant prodige d’Oltralpe. Gaultier segue quindi l’esempio di quei luxury brand, in primis Moncler, che si avvalgono di creativi esterni per infondere una visione personale alle proprie collezioni reinventando gli archivi in chiave contemporanea, espediente recentemente adottato dallo stesso Gaultier per il ritorno al ready to wear attraverso una serie di drop. Lo stesso meccanismo viene ora inglobato per l’alta moda. Anche per lui i critici hanno speso parole benevoli applaudendo uno show che ha riletto gli elementi chiave del suo vocabolario stilistico: righe marinière, corsetti a punta, stampe tattoo, tessuti gessati e chiodi in pelle. Infine un saluto dai balconi della sede, con l’ironia di sempre. Gaultier, come Balenciaga, ha scommesso su formati e proposte lontane dalla tradizione, talvolta polverosa, dell’alta moda assorbendo alcuni trend del prêt-à-porter, senza però perdere di vista l’esclusività. C’est la (nouvelle) couture.