Il rimbalzo ai valori pre-Covid non si concretizzerà prima del 2022, ma dalla fiera e da Sistema Moda Italia arrivano le direttive per il futuro. Attesi compratori dal Nord Europa, mentre bisognerà aspettare per il ritorno dei buyer cinesi.
“I primi due mesi del 2021 hanno evidenziato ancora una concreta difficoltà del settore, con indicatori che sono risultati ancora in negativo rispetto allo stesso periodo del 2020. Da marzo 2021, la situazione è in miglioramento, con oltre il 25% delle imprese che hanno confermato di avere recuperato tutto o in parte quanto perso nel primo trimestre 2020. Penso comunque che la strada per un recupero totale non sia breve e dovremo aspettare il 2022 per ritornare ai livelli del 2019”. A parlare, in un’intervista a Pambianco Magazine, è Marino Vago, presidente di Smi-Sistema Moda Italia, arrivato nel 2021 al termine del suo mandato, e che ricorda come l’organizzazione di rappresentanza dell’industria tessile e moda abbia fatto in questi anni un lavoro intenso, portando all’attenzione delle Istituzioni l’importanza della filiera del fashion, dove il tessile-abbigliamento è, per il suo peso, la colonna portante.
Il bilancio 2020 della tessitura italiana ha risentito in maniera significativa del contraccolpo del Covid-19 e del conseguente raffreddamento della domanda sia estera sia interna. I dati elaborati dal centro studi di Confindustria Moda per Smi, diffusi all’inizio del 2021, evidenziano una contrazione della tessitura senza precedenti, stimata al -27,4%; il fatturato è sceso a meno di 5,5 miliardi di euro, perdendo oltre due miliardi in dodici mesi. L’export ha ceduto il 26,7% su base annua, l’import il 25,7 per cento. Il complesso delle vendite estere ammonta a poco più di 3 miliardi, ovvero 1,1 miliardi in meno del 2019, mentre le importazioni sono scese a quasi 1,4 miliardi. Per assicurare la tenuta del settore nell’immediato e una ripresa sostenibile nei prossimi anni, Smi ha presentato al Governo alla fine di marzo un piano dettagliato di intervento, a sostegno di un settore da circa 45mila imprese e 400mila addetti. “Smi – ha continuato Vago -, in questi ultimi due anni, ha aumentato la propria base associativa del 15% e molte aziende già associate si sono riavvicinate all’associazione in modo molto proattivo. Penso che quanto da noi fatto in questi mesi di difficoltà, mi riferisco sia all’attività istituzionale sia alla vicinanza alle imprese, sia stato molto apprezzato, ma ha soprattutto focalizzato come sia importante ‘fare sistema’, anche appunto dentro ‘un sistema’ che ha fatto sempre dell’individualismo la propria bandiera”. L’invito del presidente di Smi, il cui successore sarà Sergio Tamborini, attuale AD della comasca Ratti, è appunto il superamento della logica campanilistica dei distretti: “Dobbiamo presentarci al mondo come i migliori ‘risolutori’ delle necessità tessili indipendentemente dalla fibra, dalla tipologia della lavorazione o dell’impiego. Lo sappiamo fare, lo facciamo bene con gusto e qualità”.
CRESCONO LE ADESIONI AL SALONE TESSILE
A dare un segnale di forza e di sistema è lo svolgimento in presenza della 33esima edizione di Milano Unica, prevista per il 6 e 7 luglio prossimi a Fiera Milano Rho. La conferma delle date dell’appuntamento di riferimento dei tessuti e degli accessori di alta gamma per l’abbigliamento donna e uomo è arrivata, lo scorso maggio, a seguito della delibera del Governo Draghi per la riapertura delle fiere italiane. Come dimostrato nell’ultima edizione fisica, a settembre 2020, anche in questa occasione, Milano Unica avrà cura di osservare e far rispettare ogni protocollo di sicurezza. Rimane comunque online la piattaforma di marketplace e-MilanoUnica Connect, come servizio costante a supporto delle attività di business. Il salone si candida a iniezione di fiducia per la ripresa del tessile, che rappresenta l’origine della filiera in una logica di sistema del made in Italy, sancita dalle alleanze con Pitti Immagine Uomo, Pitti Immagine Filati e Camera Nazionale della Moda Italiana. “Un segnale forte e positivo – ha spiegato a Pambianco Magazine Alessandro Barberis Canonico, presidente di Milano Unica – confermato anche dal numero di pre-adesioni, fino ad ora, che vede una crescita del +27% di numero di espositori rispetto all’ultima fiera in presenza di settembre 2020. Coloro che sono forti esportatori e hanno contribuito all’internazionalizzazione, che scommettono sulla ripartenza e che hanno aspettative sul futuro sono stati tra i primi a confermare la loro adesione. Da qui alla fiera potremmo avere ulteriori adesioni di aziende”. I mercati da cui ci si aspetta l’incoming maggiore sono il Nord Europa e, se sarà possibile avere voli Covid-tested, gli Stati Uniti. “Ritengo difficile attualmente per ragioni epidemiche di aver affluenza dal Regno Unito e per restrizioni sugli spostamenti dalla Cina. Al momento sono in forse Giappone e Corea”, ha aggiunto Barberis Canonico.
Nelle scorse settimane, i dati dell’Agenzia Ice confermavano il ruolo della Cina come cardine per l’export mondiale di moda e del lusso, soprattutto in questa fase di revenge spending post pandemia globale. “La Cina – ha concluso Barberis Canonico – rimane uno dei mercati principali del settore tessile con una quota di mercato del 9,2% tanto che già dal 2012 si è scelto di svolgere l’edizione cinese di Milano Unica a Shanghai. Il forte legame con il mercato cinese non è solo da considerarsi al presente ma è importante se visto in una prospettiva futura, considerata la continua crescita dell’export verso il Paese e dal rapporto pubblicato a novembre 2020 dalla Bain & Company, che vede i consumatori cinesi sulla buona strada per diventare i primi acquirenti di beni di lusso a livello globale. Entro il 2025 potrebbero infatti assorbire quasi il 50% del totale della domanda mondiale”.