Quantis, società leader nella consulenza sulle tematiche di sostenibilità ambientale e comunicazione della sostenibilità ha stilato il Report “Make up the Future – Leve di cambiamento per un business della cosmetica sostenibile”, che attraverso dati, approfondimenti e case studies, fotografa il settore cosmetico fornendo la prima stima dell’impronta ambientale dell’industria della bellezza e mappando le priorità principali e le azioni basate sulla scienza che i brand sono chiamati ad attivare per diventare davvero sostenibili. La definizione di un futuro sostenibile e resiliente per il mondo cosmetico e del personal care richiede un’azione ambiziosa e collettiva a livello di industry: la molteplicità di attori lungo tutta la catena del valore che muove il settore — brand, fornitori, conto terzisti, associazioni di categoria, tutta la Supply Chain — deve unirsi. Attraverso la collaborazione e la condivisione delle conoscenze e delle risorse, il settore può generare dati di alta qualità e standardizzare gli approcci per accelerare la trasformazione.
L’IMPORTANZA DEI DATI
I dati possono essere un importante catalizzatore del cambiamento permettendo di identificare punti deboli, stabilire priorità e riconoscere opportunità di innovazione. In questo momento possiamo solo fare ipotesi sull’effettivo impatto ambientale del settore rispetto alle emissioni globali di gas serra, sulle fasi che incidono maggiormente nella catena del valore e sulle potenziali soluzioni. “Dati completi, coerenti, rappresentativi e granulari: questo è ciò che serve per comprendere gli impatti del settore e accelerare azioni significative”, sostiene il report. Nel dettaglio secondo i dati di Quantis, il settore cosmetico – che Zion Market Research ha stimato dovrebbe raggiungere un valore di 863 miliardi di dollari nel 2024 – impatta sul pianeta con emissioni globali di gas serra comprese tra lo 0,5% e l’1,5%. La ricerca di Quantis evidenzia le aree della catena del valore in cui soluzioni innovative e science-based possono fare la differenza in termini di decarbonizzazione: i dati ci dicono che i passaggi che impattano di più sul pianeta sono le materie prime con il 10% delle emissioni del settore, il packaging con il 20%, fino al trasporto col 10% e la fase d’uso del prodotto che impatta per ben il 40%. Dalla lettura dei dati emerge un prerequisito indispensabile: avere più dati, e di qualità, per individuare i punti “critici” della filiera, e da quelli partire per definire obiettivi e azioni sistemiche che capitalizzino le esperienze positive delle aziende, oggi ancora troppo frammentate. Ciò che si può misurare, infatti, si può gestire.
Il prodotto resta un nodo centrale: dai dati possiamo evincere che per creare prodotti con solide performance ambientali, la sostenibilità̀ deve entrare in ogni fase del suo ciclo di vita, dalla formulazione al fine vita passando per la distribuzione, prestando attenzione ad alcuni miti da sfatare, come quello dell’utilizzo di “ingredienti naturali” che possono, talvolta, avere un impatto più elevato in termini di emissioni, uso del suolo e acqua. In alcuni casi, i materiali sintetici possono offrire un’alternativa con minore impatto, senza compromettere la qualità. Un aspetto essenziale è il packaging, che rappresenta una quota significativa dell’impronta ecologica del prodotto (20% delle emissioni): gli aspetti di cui tener conto sono quelli legati a soluzioni di riutilizzo e refill, con attenzione alla riciclabilità, alla semplificazione del design per ridurre componenti e materiali, considerare i processi di finitura, che nel caso della metallizzazione hanno un impatto elevato. Senza dimenticare le fasi della distribuzione, dall’utilizzo sempre più diffuso dell’e-commerce e all’allestimento del punto di vendita, dove occorre andare oltre all’efficienza energetica in ottica eco-design. Anche nella fase d’uso ci sono ampi margini di miglioramento, ad esempio utilizzando contenitori che rendano più facile l’utilizzo di tutto il prodotto.
SETTORE, PRODOTTO, IMPRESA
Sono tre i livelli di analisi presi in esame dal Report. Per quanto riguarda l’intera Industry, la condivisione della conoscenza e una collaborazione precompetitiva possono giocare un ruolo cruciale per generare dati di elevata qualità e strutturare approcci standardizzati, necessari per accelerare la trasformazione. C’è potere nei numeri. E’ essenziale, per accelerare l’adozione universale di pratiche sostenibili, che tutti i player accettino di scambiare conoscenze, risorse e competenze con l’obiettivo di creare in modo più rapido soluzioni migliori e più efficaci a problemi complessi econdivisi, riducendo al minimo i costi, aumentando la credibilità delle soluzioni proposte e generando ampio consenso tra tutti gli stakeholder.
A livello Corporate, le aziende possono intraprendere percorsi individuali di assessment della propria situazione, rispetto alle emissioni di carbonio e non solo, per comprendere gli aspetti di maggior rilevanza della loro catena del valore e i fattori principali dell’impatto ambientale
Infine, il prodotto. E’ il punto di arrivo di ogni scelta delle aziende del settore cosmetica e personal care e incarna il modo in cui il Brand si offre ai consumatori. È ciò che la gente vede e utilizza, la ragion d’essere di R&D, formulazione, market research, procurement, ecc. Per creare prodotti di alta qualità con solide performance ambientali, la sostenibilità deve essere integrata in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Perché scegliere l’approccio del ciclo di vita? Applicando metriche affidabili, i brand possono avere una visione completa dell’impatto ambientale di un prodotto. Fornisce inoltre informazioni essenziali per ridurre al minimo gli impatti. Se da un lato le aziende si sforzano di soddisfare le crescenti richieste di prodotti naturali, “free- from” e trasparenti a bassa ecotossicità e con packaging sostenibili, è necessario però non trascurare il quadro d’insieme per assicurare l’ottimizzazione dei cambiamenti nella direzione della sostenibilità garantita dalla valutazione dell’impatto lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla produzione e l’approvvigionamento degli ingredienti all’utilizzo, fino a fine vita.
FOCUS SUL PACKAGING
Il packaging è ciò che teniamo in mano e che rimane dopo l’utilizzo del prodotto. Non sorprende dunque che riceva così tanta attenzione. Svolge un ruolo importante per i cosmetici, che va dalla salvaguardia della qualità alla differenziazione dei brand, fino al momento dell’applicazione del prodotto. Il packaging rappresenta una quota significativa dell’impronta ecologica: fino al 90% per le categorie con un elevato rapporto packaging / formula.
I consumatori si aspettano packaging sempre migliori. Secondo un recente studio sui luxury packaging ecocompatibili di Citeo, la società che in Francia gestisce il progetto Extended Producer Responsibility per packaging e carta a uso domestico, 9 consumatori su 10 di età inferiore ai 35 anni hanno dichiarato che smetterebbero di acquistare prodotti di un brand se scoprissero che il packaging non è sostenibile.
Per sviluppare packaging completamente sostenibili senza compromessi, le aziende hanno bisogno di un approccio di ecodesign basato su precise metriche che, ancora una volta, consideri l’impatto olistico della catena del valore di un prodotto e del suo packaging. L’ecodesign è più efficace se centrale alle strategie di packaging e integrato in tutte le funzioni e i dipartimenti. Innanzitutto, preferire soluzioni di riutilizzo e refill durante il processo di sviluppo di nuovi packaging e prestare attenzione alla riciclabilità. Seconda leva, semplificare il design per ridurre il numero di componenti e materiali, per facilitarne la separazione e allineare le scelte di ecodesign con la gestione dei rifiuti adottata su scala locale. Questo può aiutare a garantire che i packaging siano smaltiti in modo appropriato evitando dispersioni nell’ambiente e il sovraccarico di discariche e inceneritori. Ma non solo: come anticipato bisogna considerare anche i processi di finitura, oltre ai materiali. E infine è necessario ottimizzare il design del packaging per consentire il completo utilizzo della formula o un’erogazione efficiente.
Sul punto il report menziona alcuni tool nati da tavoli di collaborazione pre-competitiva, quale SPICE, uno strumento di ecodesign per guidare il processo decisionale in fase di progettazione dell’imballaggio.
La collaborazione, a partire dalla forte impostazione scientifica che già caratterizza il settore, può essere la leva per costruire il futuro sostenibile per il settore cosmetica e personal care.
Per leggere il Report per intero, in italiano: https://quantis-intl.com/cosmetic-report-ita/