Il settore della pelletteria rimane uno dei più colpiti dalla pandemia di Covid-19. È quanto emerge dalle parole del presidente di Assopellettieri Franco Gabbrielli che, basandosi su una rilevazione condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda, sottolinea come il 2020 si sia chiuso con un crollo del fatturato del 37% rispetto al 2019 e una riduzione dell’export del 25,5 per cento.
“Se andiamo ad analizzare i dati in maniera più approfondita il rammarico cresce ulteriormente considerando che, quanto all’export, il settore era in serie positiva da oltre 10 anni (dal 2009), mentre la pandemia ci costringe ora ad un balzo indietro di tre anni”, ha commentato in una nota Gabbrielli, che lancia un appello al governo chiedendo che siano attuate politiche che consentano alle aziende di tornare presto ai valori pre-covid. Da evitare anche il rischio che le aziende italiane finiscano in mano di gruppi stranieri “perché il nostro sistema non è riuscito a garantire loro il giusto supporto”.
“Stiamo rischiando – continua il presidente – di perdere il controllo del ‘saper fare’, della tradizione, della cura dei dettagli e del gusto che hanno fatto la storia del nostro Paese e ci hanno resi famosi, rispettati e anche imitati in tutto il mondo. La nostra Associazione si sta battendo per portare questo messaggio alle Istituzioni e per promuovere soluzioni industriali d’impatto per tutto il Sistema: una, in particolare, sarà presentata in occasione dei prossimi Stati Generali della Pelletteria, di cui spero di annunciare la data a breve”.
I dati di consuntivo 2020 sulla pelletteria made in Italy sottolineano, oltre alla perdita di 2,7 miliardi di euro sul fronte esportazioni (che ha annullato quasi completamente la forte espansione del biennio precedente, con una discesa a 7,8 miliardi di euro, in linea con l’anno 2017), un arretramento del 24,4% del valore delle vendite al dettaglio in Italia, che gli acquisti online hanno solo in parte tamponato. Cali generalizzati – e quasi sempre a doppia cifra – sui mercati più importanti, con rarissime eccezioni: nel Far East tengono le due principali destinazioni (+0,5% per entrambe), pur con una contrazione in volume: Corea del Sud, divenuta terzo cliente in valore, e Cina continentale (grazie ad un deciso recupero negli ultimi mesi).