L’emergenza sanitaria ha piegato drammaticamente l’andamento del menswear italiano. Secondo le stime elaborate dal centro studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne e sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, la moda maschile italiana (che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) si appresta a chiudere il 2020 con perdite notevoli, su cui gravano sia le flessioni dell’export sia il forte deterioramento dei consumi interni. Il fatturato, si legge nel documento, dovrebbe subire una contrazione nell’ordine del -18,6%, portandosi a poco meno di 8,3 miliardi di euro, bruciando quasi 2 miliardi in dodici mesi. Nel 2019, il segmento uomo aveva concorso al 18,1% della filiera Tessile-Moda italiana e al 28,0% del solo abbigliamento.
Nel 2020, il valore della produzione sfiora un calo del 19% rispetto al 2019. Per l’export si stima una variazione su base annua pari al -16,7%, e il livello complessivo delle vendite estere scenderebbe a circa 5,9 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto risulterebbe pari al 70,8 per cento. Nell’import la decrescita è stimata al -17,9 per cento, l’ammontare totale delle importazioni scenderebbe così a 3,8 miliardi circa.
Nello specifico, dopo un primo trimestre con export in calo del -6,0% e import del -7,4%, nel cumulato a sei mesi la flessione delle vendite estere arriva a -25,3%, quella delle importazioni al -22,4 per cento. Nel periodo estivo le perdite sono meno gravi, da luglio a settembre il calo delle esportazioni fa registrare un -3,8%, mentre le importazioni flettono del -14,6 per cento. Nei nove mesi del 2020 la moda uomo cede oltreconfine il -17,3%, passando a quota 4,6 miliardi (circa un miliardo in meno rispetto ai primi 9 mesi del 2019) mentre l’import di comparto perde il -19,4%, scendendo a 3,5 miliardi.
Sotto il profilo geografico l’Europa cede il -14,5% in termini di export, il -18,2% in termini di import; le piazze extra-UE segnano -19,2% nel caso dell’export, -20,1% nel caso dell’import.
I primi due mercati ovvero Svizzera e Germania contengono la flessione rispettivamente al -6,2% e al -9,2%; la Francia segna -12,8% mentre Regno Unito, Stati Uniti e Spagna raggiungono tassi di decremento superiori al -20 per cento. Guardando al Far East l’export di moda uomo in Giappone arretra del -10,4%, in Cina del -17,2%, Hong Kong segna la performance peggiore a quota -31,2%. L’unico dato positivo arriva dalla Corea del Sud, le vendite di settore crescono dell’1,9%, per un totale di 147 milioni.
Le previsioni per l’anno attuale puntano tutto sull’Asia: “Stante l’attuale situazione di emergenza sanitaria ancora diffusa in vaste aree del mondo, si prevede un 2021 ancora tutto in salita per la moda maschile, che potrà comunque giovarsi del favore dei mercati asiatici per ripartire”.