Ancora un calo drammatico dei consumi a novembre nei settori ristorazione, abbigliamento e non food con un -64,9% in peggioramento rispetto al -24,7% di ottobre. La situazione, che lo scorso mese ha assunto contorni foschi come conseguenza della stretta governativa sulle chiusure dei negozi nei centri commerciali e degli orari ridotti nei centri storici, emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY.
Tra le categorie merceologiche l’andamento peggiore è quello dell’abbigliamento con -71,7%, seguito dalla ristorazione con -65 per cento. In netto peggioramento a -40,1% anche il non food, ossia retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura, che nei mesi precedenti, complici le moderate restrizioni sul settore, dava segni di migliore tenuta, seppur sempre negativa, rispetto ad abbigliamento e ristorazione.
Il canale più colpito è quello dei centri commerciali e outlet, che ha registrato complessivamente un calo del 74,5%, superato in negativo solo dal risultato di aprile, con -98,4%, mentre i dati del periodo giugno-settembre per i centri commerciali avevano dato qualche speranza con un -22,1 per cento.
Continua, inoltre, il tracollo del travel, che dal -64,6% di ottobre passa a -77,3% con un consuntivo annuo (gennaio-novembre) di -61,5%.
A livello geografico, la flessione più importante si registra nell’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) con -72,4%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -66,2%, dall’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -58,6% e dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -56,4 per cento. Quanto alle città, le rilevazioni evidenziano gli andamenti peggiori nel nord Italia, dove c’è una maggiore concentrazione di centri commerciali, con Brescia in testa.