Nella giornata di ieri, le azioni di Associated British Foods sono arrivate a guadagnare oltre 8 punti percentuali sulla scia di una ripresa migliore delle attese per le vendite di Primark. Dalla fine del lockdown, quindi dal 4 maggio scorso nel Regno Unito, l’insegna di moda low cost sarebbe infatti riuscita contenere il calo delle vendite a un -12% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Le file di clienti davanti agli store di Primark hanno dunque mitigato il precedente stop alle attività. Il dato è significativo se si considera che la catena, ad oggi, non ha una piattaforma e-commerce (nel terzo quarter d’esercizio, la totale dipendenza delle vendite dal brick and mortar si è tradotta in una flessione del 75%, ndr).
“Le vendite di Primark – riflette Bloomberg – sono rimbalzate più rapidamente del previsto da quando i negozi sono stati riaperti dopo il lockdown, una fortuna per un fashion retailer colpito duramente dalla crisi legata al Coronavirus, a causa della mancanza di attività online”. Secondo quanto dichiarato all’agenzia di stampa da John Bason, direttore finanziario di Primark, il gruppo ha riaperto i suoi negozi più rapidamente del previsto, con 367 punti vendita attualmente in attività e solo otto ancora chiusi. “Stiamo inoltre aprendo nuovi negozi – ha dichiarato Bason -. Ne abbiamo aperti cinque in questo trimestre e ne apriremo altri cinque nel resto dell’anno, inclusi due negli Stati Uniti”.
Ab Foods prevede che il profitto di Primark possa diminuire di circa due terzi quest’anno a causa dello stop al retail. Il gruppo Uk ha affermato che la catena dovrebbe generare un utile operativo rettificato di 350 milioni di sterline (circa 388 milioni di euro) nell’esercizio fiscale in corso, contro i 913 milioni di sterline dell’anno scorso.