La moda resta la categoria più colpita dal Covid-19. Secondo i dati dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-Ey, il settore dell’abbigliamento archivia il periodo gennaio-maggio con un -49% sull’analogo periodo del 2019. La ristorazione incassa un -45% e il non food un -40%, che mostra trend migliori grazie all’apertura anticipata di alcune merceologie rispetto ad altre tipologie e alla spinta dell’online.
Consumi più che dimezzati anche a maggio, che registra una caduta complessiva del 57% dopo il crollo di marzo (-78%) e aprile (-90%). Nei primi 5 mesi dell’anno, mostra l’analisi dell’dell’Osservatorio Confimprese-EY, la flessione sul canale fisico è stata del 46%, a causa anche della partenza in salita dell’anno con gennaio (-0,6%) e febbraio (-3,4%) già negativi.
Vola l’e-commerce che registra un incremento del 136% a maggio e 110% in totale nei primi 5 mesi, con un balzo del 171% nel solo bimestre aprile-maggio.
I trend per aree geografiche mostrano andamenti simili tra loro: -47% nel Nord Ovest, -46% nel Nord Est e nel Centro, -44% al Sud. A livello regionale, è la Toscana ad aver registrato il peggior trend (-48,8%), a cui segue la Lombardia, in flessione del -48,3% e il Veneto, con un decremento del -47,6%.
Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese, sottolinea come queste percentuali siano il riflesso delle significative trasformazioni nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. “Mi riferisco in particolare all’accelerata propensione verso i canali digitali”, puntualizza Maiocchi, “che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare finalmente con la dovuta attenzione e urgenza la trasformazione digitale e l’omnicanalità”. Altri trend? Si osserva più attenzione allo shopping di prossimità e un’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto al weekend. Bisogna capire, inoltre, come “il modello di lavoro in ufficio e da remoto cambierà le abitudini dei consumi nei centri cittadini”, aggiunge Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY.
Nei canali di vendita il risultato peggiore arriva dal travel in flessione del -54%, seguito dai centri commerciali con -50%, dagli outlet con -48%, mentre le high street e i centri città mostrano una tenuta migliore sia pure in flessione del -45%. “I centri commerciali e gli outlet sono quelli che hanno sofferto di più rispetto ai punti vendita delle città in quanto hanno subito la totale chiusura delle loro attività, tuttavia osserviamo un ritorno all’acquisto nelle ultime settimane”, commenta Lobetti Bodoni. A livello cittadino le vie dei centri città più importanti hanno subito un calo maggiore rispetto ai negozi posizionati più in periferia o nelle città più piccole, “per la mancanza dei cittadini stranieri e del flusso dei lavoratori negli uffici delle principali città, complice anche la diffusione dello smart-working”.