In un trimestre caratterizzato dal lockdown in Europa e Stati Uniti, Farfetch rafforza la sua posizione tra gli e-tailer di luxury fashion. Nei primi tre mesi del 2020, il gruppo guidato da José Neves ha registrato ricavi in crescita del 90% a 331 milioni di dollari (circa 306 milioni di euro), mentre il gross merchandise value segna un +46% anno su anno, toccando quota 610 milioni di dollari. Al netto delle imposte, la perdita di Farfetch è rimasta “sostanzialmente invariata” a 79 milioni di dollari.
“Quando ho fondato Farfetch 12 anni fa – ha commentato Neves – non avrei mai immaginato che la piattaforma globale che stavo costruendo per l’industria del lusso sarebbe stata messa alla prova da una crisi così devastante. Gli investimenti che abbiamo fatto hanno dato i loro frutti. Le nostre capacità logistiche globali, la rete di fornitura geo-diversificata e servizi localizzati hanno consentito la continuità delle nostre operazioni. Considerando i cambiamenti strutturali che probabilmente impatteranno l’industria del lusso nel prossimo futuro, sono fiducioso che ci posizioneremo con ancor maggiore solidità”.
Il numero uno della piattaforma si è inoltre detto ottimista sui prossimi mesi, con un Q2 che dovrebbe confermare il trend di crescita. Farfetch prevede l’approdo alla redditività nel 2021.
Fondato nel 2008, il sito aggrega più di 700 boutique indipendenti e circa 3mila brand. Un cliente che effettua un ordine su Farfetch lo fa direttamente dal venditore e la consegna viene effettuata dal singolo negozio, iscritto al marketplace. “Molti dei marchi, boutique e department store che collaborano con noi – si legge nella nota del Q1 di Farfetch – sono temporaneamente offline e non sono in grado di evadere gli ordini. Fino ad oggi, però, ciò non ha avuto un impatto materiale sul gross merchandise value perchè l’85% dei prodotti nel nostro catalogo P/E 2020 sono disponibili presso più venditori”.