“Il primo trimestre è stato difficile, ma riteniamo di aver fatto un buon lavoro. Il secondo trimestre sarà anche peggio dal punto di vista finanziario, vista la chiusura di oltre il 50% dei negozi dedicati allo sport nel mondo. Stiamo mitigando l’impatto sui nostri ricavi ovunque possibile, concentrandoci sull’e-commerce e sui mercati che si stanno riaprendo”. A parlare è Bjørn Gulden, CEO di Puma, che oggi ha presentato i dati relativi all’andamento del primo trimestre del 2020. Nei tre mesi, il player tedesco dello sport ha registrato profitti in calo del 61,6% da 94,4 a 36,2 milioni di euro, a fronte di vendite in flessione dell’1,5% a 1,3 miliardi. La performance del giro d’affari, sottolinea Reuters, è stata accolta dagli analisti come segnale che Puma potrebbe rivelarsi “più resiliente”, in questa fase di crisi, del competitor Adidas.
Nel Q1, le vendite di Puma sono diminuite del 12% nella regione Asia-Pacifico, ma sono comunque riuscite a crescere del 3,5% in Europa, Medio Oriente e Africa, e del 3,1% nelle Americhe, dove il lockdown imposto dal Covid-19 è iniziato a marzo.
Puma, che ha già proposto il mese scorso di sospendere il dividendo a causa della pandemia, si è garantita nuove linee di credito per 900 milioni di euro, di cui 625 milioni ottenuti dalla banca di sviluppo statale tedesca.
Tra i segnali positivi, per quanto non in grado di compensare lo stop della rete di negozi, c’è il +40% registrato nel primo trimestre dall’e-commerce, mentre i segnali di ripresa più significativi arrivano dall’Asia, in particolare da Cina e Corea del Sud.
“Data l’incertezza dell’evoluzione dell’emergenza Covid-19 – ha concluso Gulden -, non siamo in grado di stimare l’impatto per l’intero anno. Il 2020 è e sarà un anno difficile, ma faremo tutto il possibile per recuperare e tornare a una forte crescita nel 2021”.