Ci sono i primi dati ufficiali degli effetti sulla moda del blocco cinese di inizio anno, periodo in cui il Coronavirus è esploso nel suo primo fololaio mondiale. Secondo i dati pubblicati dal National Bureau of Statistics of China, nel periodo gennaio-febbraio 2020, la produzione di abbigliamento ha segnato un calo del 36,61% per 2,51 miliardi di pezzi rispetto al corrispondente periodo del 2019. A -33,2%, invece, le vendite domestiche di abbigliamento, che scendono a 110,3 miliardi di yuan (circa 14,3 miliardi di euro), mentre l’export ha perso 20 punti percentuali. Infine, la congiuntura internazionale ha portato anche a un crollo degli investimenti nell’industria tessile e della moda (-50,2 per cento).
Si affiancano ai dati pubblicati dal Gigante Asiatico anche quelli resi noti dal governo di Hong Kong e diffusi da Jing Daily. Nell’ex colonia britannica il lockdown ha portato, nel mese di febbraio, a un calo del 44% per 22,7 miliardi di dollari di Hong Kong (circa 2,7 miliardi di euro). Tra i diversi settori, il lusso sembrerebbe inoltre il più colpito: le vendite di gioielli e orologi segnano, ad esempio, un -58,6%, mentre cosmetici e abbigliamento registrano, rispettivamente, un -42,7% e un -49,9 per cento.
“I consumatori locali – conclude Jing Daily – non si aspettano che Hong Kong si riprenda presto”. Il recente sondaggio Hong Kong Consumer & Covid-19 Study, condotto dalla società di consulenza e ricerche di mercato globale Ipsos, ha mostrato che solo un terzo dei mille partecipanti alla ricerca di mercato ipotizza una ripresa già nel 2021.