Amici stretti? Si, purché a pagamento. Il mondo degli influencer e dei social network sta ancora evolvendosi, e con esso le opportunità di business per chi ne fa parte. Così, oltre al già affermato modello delle partnership con i brand, le stelle del web stanno sperimentando nuovi metodi per incrementare il proprio giro d’affari. Tra questi, iniziano a guadagnare spazio i paywall, ovvero i contenuti web e social a pagamento.
Un esempio è quello della influencer Caroline Calloway che, come raccontato da Vogue Business, con i suoi 717mila follower su Instagram, ha introdotto, dallo scorso agosto, la possibilità per i suoi follower di diventare “close friends” su Instagram. Un’opzione, quest’ultima, introdotta dal social network di Facebook nel novembre 2018 per consentire ai propri utenti di condividere selezionati contenuti solo con un ristretto bacino di seguaci. Nello specifico, Calloway, grazie al supporto della piattaforma di membership Patreon, ha introdotto due opzioni a pagamento sul proprio canale Instagram: al prezzo di 2 dollari al mese (circa 1,8 euro), l’influencer consente l’accesso alla lista di close friends su Instagram dove, una o due volte al mese, realizzerà “una lunghissima storia su un tema a me molto importante”, si legge nella descrizione; l’altra opzione, al prezzo di 100 dollari al mese, consente, oltre all’inserimento nella lista di close friends, una Skype call ogni mese per “parlare 20 minuti di qualsiasi cosa si vuole”.
Ma Calloway non è l’unico esempio citato da Vogue Business che riporta casi di abbonamenti anche a 220 dollari al mese
Tra le altre piattaforme ad avere introdotto paywall c’è anche WeChat che ha inserito, in forma sperimentale, la possibilità per i suoi utenti di pubblicare contenuti a pagamento.
La possibilità di generare entrate dirette potrebbe avere molteplici risvolti per influencer e brand, anche nel mondo moda, dove oggi questi nuovi modelli faticano maggiormente a prendere piede. Da un lato, infatti, permette ai celebri instagrammer di mantenere una certa indipendenza sia economica sia contenutistica, e quindi di ridurre, o scegliere più attentamente, i brand con cui lavorare, in quanto forti di una entrata mensile costante da parte di persone interessate alla sfera più esclusiva, intima, dell’influencer. In ogni caso, però, “le partnership con i marchi continueranno a far parte dell’equazione perché questi possono avere un impatto positivo sulla credibilità e sul pubblico di un influencer”, ha commentato Conor Begley, presidente della influencer marketing platform Tribe Dynamics. Dall’altro, il paywall offre uno strumento per valutare, ancora più di like (che tra l’altro Instagram ha oscurato qualche mese fa), commenti e visualizzazioni, la vera influenza di un influencer (Patreon, per esempio, rende pubblico il numero di iscritti).