Il 2020 potrebbe essere l’anno in cui Amazon farà rotta sul lusso. A raccontarlo a Wwd sono state fonti anonime vicine al colosso di Seattle, secondo le quali Amazon sarebbe al lavoro per il lancio di una piattaforma dedicata ai grandi nomi delle passerelle entro la prima metà di quest’anno. La formula scelta sarebbe quella delle e-concessions, corrispondente digitale delle concessioni che regolano la presenza delle collezioni delle griffe nei deparment store e nei multimarca di alto livello. Contattata dalla testata americana, Amazon ha preferito “non commentare rumors e speculazioni”.
Inizialmente, continua Wwd, la nuova piattaforma sarà disponibile solo negli Stati Uniti, per poi strutturare uno sviluppo internazionale. Il numero uno dell’e-commerce avrebbe già coinvolto una dozzina di brand. “Secondo le fonti – si legge su Wwd – Amazon avrebbe contattato griffe controllate da Lvmh e sarebbe stata respinta”. Il gruppo guidato da Bernard Arnault, del resto, può contare sul proprio e-tailer, 24S, dove sono disponibili collezioni di controllate che oggi non hanno una loro presenza e-commerce.
Con la sua nuova iniziativa, Amazon darebbe ai brand “il pieno controllo dell’aspetto dei loro store virtuali, con libertà di selezione delle proposte in vendita e delle tempistiche”, ma con il vantaggio di poter sfruttare la logistica e i servizi di customer service di Amazon. La warehouse che servirà la nuova piattaforma dovrebbe sorgere in Arizona e in cantiere ci sarebbe una campagna marketing da 100 milioni di dollari (circa 90 milioni di euro).
Se confermata, la nuova strategia di Amazon non sarebbe una novità per il settore. Negli ultimi anni anni infatti, i gruppi asiatici JD.com e Alibaba hanno lanciato, rispettivamente, le destinazioni luxury Toplife e Tmall.
A oggi, il binomio Amazon-lusso ha dovuto fare i conti con problematiche legate alla contraffazione. Lo scorso ottobre, l’American Apparel & Footwear Association (Aafa), associazione che rappresenta oltre mille fashion brand, ha espresso preoccupazione, rivolgendosi direttamente alla Us Trade Representative, agenzia governativa responsabile per lo sviluppo della politica commerciale. Al centro, in questo caso, la presenza di prodotti di lusso, spesso non originali, tra le proposte di rivenditori terzi.