Il numero uno del gruppo da 2,3 miliardi di ricavi racconta le leve di crescita: sostenibilità, formazione ed espansione retail. Ma anche il segmento premium, soprattutto con il marchio Falconeri.
L’anno “di consolidamento”, il 2018, non fa paura, anzi, pone le basi per una crescita più sostenibile per l’esercizio in corso. Grazie anche ad alcune leve fondamentali: sostenibilità, formazione ed espansione retail. Ne è convinto Sandro Veronesi, patron del gruppo Calzedonia che riunisce, oltre al marchio omonimo, anche Intimissimi, Tezenis, Atelier Emé e Signorvino. Intervistato da Pambianco Magazine in occasione della sfilata settembrina di Falconeri, nell’headquarter di Verona, l’imprenditore svela i piani di crescita per un gruppo pronto a fare il passo internazionale. E che proprio in Falconeri, brand acquisito 10 anni fa, vede uno dei driver di crescita più importanti, sostenuto anche dalle molteplici aperture, 6 in tutto in soli due mesi, concentrate in mercati lontani.
Partiamo da qui. Da dove arriva la necessità di una simile spinta retail per Falconeri?
I segnali che ci arrivano dai mercati, e i numeri che muove il brand ci hanno fatto maturare la convinzione di poter fare il passo anche sui mercati importanti. Siamo partiti dai Paesi più vicini, come Svezia, Austria, Germania, Grecia e Russia, arrivando a un centinaio di punti vendita nel mondo, e ora crediamo sia arrivato il momento per il grande salto, potenziando l’espansione negli Stati Uniti, in Asia e in Russia. Tra settembre e ottobre siamo arrivati a New York, Madrid, Tokyo, Hong Kong, Zurigo e Salonicco. Nel caso di Falconeri, in un certo senso è il consumatore stesso a chiedercelo: si tratta di un prodotto perfetto per gli stranieri che vogliono il made in Italy, il potenziale è immenso.
Come si riflette questa espansione a livello di numeri e a livello di prodotto?
Oggi l’export di Falconeri per il brand vale il 25% dei ricavi, una cifra destinata a crescere, e nonostante il marchio pesi ancora soltanto all’incirca il 5%, è anche quello caratterizzato dalla crescita più significativa: nel 2019 crediamo che i ricavi aumenteranno del 20 per cento. Per festeggiare questo momento abbiamo realizzato una capsule collection in limited edition: una serie di pull taglio felpa, per lui e per lei, realizzati in 100% Superior Cashmere, fiore all’occhiello del brand, che sul retro portano a grandi lettere i nomi delle diverse città, associati a motivi rappresentativi di ogni destinazione.
Il motivo del successo di Falconeri crede sia addebitabile anche all’attenzione crescente verso il segmento premium?
Senza dubbio. Il mercato, fino ad oggi, è stato fortemente polarizzato tra fast fashion da una parte e lusso dall’altra. Al centro, c’è una terra di mezzo da esplorare. La nostra idea di premium è quella che coniuga una grande qualità delle materie prime a una moda più comprensibile, non così estrema come quella che a volte si vede sulle passerelle. E, ovviamente, il vero punto di forza è il prezzo molto vantaggioso, direi accessibile, in relazione alla qualità.
Made in Italy, ma prezzi competitivi. Qual è il segreto?
Il segreto non c’è, sta tutto in un’estrema e meticolosa organizzazione industriale e distributiva. Siamo un gruppo fortemente verticalizzato. Per Falconeri acquistiamo la fibra direttamente dalle cooperative di pastori in Mongolia. Dopo di che, il filato arriva nei nostri stabilimenti, divisi tra quello principale di Avio (Tn) e quello di Vasto, in Abruzzo. All’estero realizziamo soltanto alcuni processi di finitura.
Estero che, invece, è importante a livello produttivo per gli altri brand del gruppo. A tal proposito, di recente avete inaugurato la vostra prima fabbrica in Etiopia…
Calzedonia e Intimissimi si muovono su economie di scala decisamente diverse da Falconeri, il che impone scelte a propria volta differenti a livello produttivo.
Parliamo di numeri. Che anno è stato, il 2018, per il gruppo Calzedonia?
Abbiamo raggiunto i 2,3 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 2 per cento. Lo definirei un anno di consolidamento (nel 2017 la progressione era stata dell’8,7%, nel 2016 del 5,4%, ndr).
Per il 2019, quali sono le prospettive?
Miriamo a mettere a segno una crescita migliore rispetto a quella del 2018. Il nostro business, però, è fortemente legato al meteo, per cui le stime sono sempre complicate da fare.
La Borsa è sempre un’opzione per raccogliere capitali?
In questo momento è un piano davvero lontano.
Ultimamente vi siete mossi anche nel campo della sostenibilità, sempre più al centro delle strategie (e del marketing) delle aziende…
Le istanze green sono il vero tema ‘caldo’ della moda in questo momento. Questo perché è il cliente stesso a essere interessato e sensibile all’argomento. Con Falconeri, per esempio, abbiamo lanciato l’iniziativa ReGeneration Cashmere, una campagna di riciclo grazie alla quale il cliente porta in uno dei nostri store un vecchio capo, e in cambio riceve un buono da spendere in negozio. Il successo di questo progetto ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Inoltre, abbiamo aderito alla Sustainable Fibre Alliance, un’organizzazione no profit che promuove iniziative su più livelli, tra cui quelle pensate per promuovere ambienti di vita migliori e più rispettosi all’interno degli allevamenti dei pastori, sia per le persone sia per gli animali.
Di recente avete scelto la top model russa Irina Shayk come testimonial di Falconeri. Altro tema caldo del fashion è sicuramente quello dell’inclusività. Come pensate di muovervi su questo terreno?
Citando Brunello Cucinelli, siamo per un’inclusività ‘garbata’. In America questo concetto è molto più gridato, e si è di fatto passati dall’esaltazione di una donna magrissima all’esatto opposto. A volte mi chiedo se non sia un’esagerazione: l’obesità è una patologia, e credo che servirebbe più equilibrio nel trattare temi così delicati.
Tra i vostri progetti c’è anche spazio per i giovani….
A livello di gruppo stiamo facendo molto per formare giovani professionisti. Ritengo che nel settore ci sia una sorta di ‘vuoto dei mestieri’: c’è molta cultura teorica, ma nella pratica il passo è sempre difficile. Così, dopo aver collaborato con un istituto di Brescia, di recente abbiamo scelto di finanziare un corso dell’Istituto Sanmicheli di Verona. L’obiettivo è quello di formare figure professionali altamente specializzate nell’ambito del R&D. Inoltre, Calzedonia permetterà ai 10 studenti più meritevoli di svolgere il proprio tirocinio curriculare all’interno di uno dei marchi del gruppo.