Non si ferma la fuga di insegne dai mall americani che, nel secondo trimestre dell’anno in corso, hanno registrato il tasso di chiusure più alto degli ultimi nove anni. A dirlo è un report del property broker Cbre, secondo cui tra i player protagonisti delle ritirate più significative ci sarebbero Sears, Victoria’s Secret e il retailer di moda per teenager Charlotte Russe, mentre una nuova ondata di dismissioni dovrebbe riguardare JC Penney e Fred’s.
Huxley Somerville, a capo delle mortgage-backed securities legate al settore commerciale per l’agenzia Fitch, ha confermato al Financial Times che a condannare molti shopping center alla chiusura è l’impossibilità per i locatori di trovare nuovi inquilini a spazi di vendita di grandi dimensioni. “Ogni volta che uno store chiude e non si è in grado di trovare un rimpiazzo – ha precisato l’analista – il proprietario degli spazi resta schiacciato dall’impossibilità di pagare i debiti”. Le 7.426 chiusure di negozi annunciate quest’anno, come tracciato da Coresight, si confrontano con poco più di 3mila aperture e sono già un quarto in più rispetto alle 5.864 dismissioni operate durante tutto il 2018.
Il destino dei mall e dei grandi magazzini resta una delle grandi incognite della moda americana, insieme alla guerra dei dazi tra Washington e Pechino. Ne è certa la banca d’affari Goldman Sachs che, lo scorso 17 luglio, ha tagliato da “neutral” a “sell” il rating di Levi Strauss, affossandone le azioni (il calo ha superato il 6%) al minimo storico dal ritorno in Borsa dello scorso marzo. Il downgrade ha colpito anche Ralph Lauren e Pvh (controllante, tra gli altri, di Calvin Klein e Tommy Hilfiger), per i quali, ha spiegato a Bloomberg l’analista Alexandra Walvis “il canale wholesale è sempre più sfidante”.
Levi’s ha chiuso i tre mesi al 26 maggio scorso (suo secondo trimestre d’esercizio) con ricavi per 1,3 miliardi di dollari, a +5%, a fronte però di un utile netto in calo del 63% a 29 milioni di dollari. L’utile per azione è stato di 7 centesimi, contro gli 8 centesimi previsti dagli analisti, come riporta il Financial Times.
Per quanto riguarda l’intero anno fiscale, invece, l’azienda si aspetta ricavi netti in crescita nella fascia alta del range mid-single digit. Come spiegato a Reuters dal CEO Chip Bergh, le previsioni per la seconda metà dell’anno prospettano un rallentamento delle vendite dovuto sia alla debolezza del business wholesale sia alla chiusura dell’anno fiscale prima del Black Friday. I dati a doppia velocità e la cautela espressa nella guidance hanno deluso il mercato: lo scorso 9 luglio (giorno della pubblicazione dei conti di Levi’s) le azioni hanno lasciato sul terreno il 7% circa nelle fasi post market.