Philipp Plein, fondatore e proprietario dell’omonimo marchio, ha ripercorso la storia dell’azienda insieme al general manager Ennio Fontana, intervistati da Enrico Mentana durante il 23° Fashion & Luxury Summit Pambianco-Deutsche Bank. Sul futuro, annunciato l’imminente esordio nel mondo dei profumi con il primo contratto in licenza.
Che tipo di storia c’è dietro il marchio Philipp Plein?
Philipp Plein – La nostra storia è in realtà ancora agli inizi, anche se il prossimo anno festeggeremo il ventesimo anniversario. Oggi siamo focalizzati sul fashion, abbiamo tre brand all’interno del nostro portfolio: Philipp Plein, Plein Sport e Billionaire, e forse in futuro se ne aggiungeranno altri. Lavorare nella moda non è semplice, è un ambiente molto competitivo, ma ci piace la sfida. Pensiamo di essere ancora una start-up, il nostro potenziale è enorme. Sono molto fiero di dove siamo arrivati anche perché abbiamo raggiunto i nostri obiettivi lavorando sodo: il nostro motto è ‘learning by doing’. La cosa più importante è che siamo un gruppo indipendente, non abbiamo alcun partner e non abbiamo alcun debito nei confronti delle banche. Il nostro sviluppo è stato di tipo organico e ciò mi rende fiero. Per quanto riguarda il mio general manager, ho incontrato Ennio Fontana 20 anni fa, era uno studente alla facoltà di economia in Germania; all’epoca avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a vendere la mia linea di arredamento al Salone del Mobile. Da allora siamo sempre insieme.
Evidentemente, il sodalizio ha funzionato.
Ennio Fontana – Quello che si vede di Philipp Plein sui social non è quello che noi conosciamo davvero. Philipp lavora dal mattino alla sera alla notte, e a livello business è tra le persone più serie che conosca.
Cosa aveva di speciale Philipp vent’anni fa?
EF – Ci siamo trovati bene dall’inizio, io sono genovese, lui è tedesco, ma un po’ napoletano, e Genova e Napoli sono gemellate. Tutti e due abbiamo sempre avuto un obbiettivo chiaro: riuscire a ottenere qualcosa, ed è quello che stiamo facendo giorno dopo giorno.
Come mai il vostro headquarter è a Lugano?
PP – Mi sono trasferito in Svizzera con un fatturato di 4 milioni di euro e l’anno scorso abbiamo raggiunto i 250 milioni, in questi vent’anni il nostro sviluppo è avvenuto lì. Non ci siamo trasferiti in Svizzera per far crescere un’azienda in un paradiso fiscale, è stato molto difficile trovare creativi disposti a spostarsi nelle campagne. A un certo punto abbiamo puntato a Lugano, così da facilitare i collegamenti con Milano e il mondo della moda.
Quanto pesa per voi il mercato italiano?
PP – Rappresenta circa il 10%.
Su quali Paesi puntate?
PP – L’America sicuramente. È un Paese in cui negli ultimi anni abbiamo investito molto e ora sta lentamente iniziando a ripagarci. Siamo un azienda molto profittevole, raramente perdiamo soldi.
Acquisirete altri brand?
PP – Mi piacerebbe comprare Gucci, ma costa troppo! Ci sono molte opportunità nel mercato, sebbene le società di moda indipendenti siano poche, la maggior parte appartiene già a grandi gruppi o ha debuttato in Borsa. Dopo l’esperienza di Billionaire abbiamo capito che possiamo sviluppare diversi brand. Il marchio Philipp Plein ci ha insegnato molto, è stato un buon esercizio per capire come funziona il business. Abbiamo creato un’infrastruttura molto funzionale a Lugano in grado di supportare anche altri marchi, questa potrebbe essere una nuova sfida per creare altri progetti. Ad esempio, abbiamo acquisito Billionaire, un piccolo brand che ora sta diventando molto profittevole, siamo a nostro agio nei mercati di nicchia.
Se ci vedessimo l’anno prossimo qui cosa potrebbe preannunciare?
PP – Non vogliamo parlare troppo del futuro, vogliamo darci da fare. Le persone parlano troppo, io sono un ‘working class hero’ e mi piace mostrare quello che so fare. Abbiamo ancora molto da sviluppare. Non abbiamo ancora alcuna licenza, ma inizieremo l’anno prossimo lanciando il primo profumo attraverso il primo contratto di licenza.