L’Environmental Audit Committee del governo inglese ha chiesto ai principali retailer del Paese di mettere nero su bianco i risultati delle loro iniziative in tema di sostenibilità e di riduzione dell’impatto ambientale. A dare la notizia è la stampa del Regno Unito, precisando come tra le insegne coinvolte ci siano Marks and Spencer, Primark, Tesco, JD Sports, Next e il gruppo Arcadia.
L’inchiesta avviata da Mary Creagh, numero uno dell’Environmental Audit Committee, punta a documentare le politiche dei diversi retailer per ridurre l’impatto ambientale e sociale del loro business, con domande specifiche che riguardano le regole interne ai processi di manifattura, le percentuali relative al riciclaggio e alle emissioni inquinanti, nonchè la consapevolezza dell’impatto ambientale degli stessi vestiti e scarpe in vendita.
“Il modo in cui progettiamo, produciamo e scartiamo i nostri vestiti ha un enorme impatto sul nostro pianeta – ha dichiarato Mary Creagh -. I dettaglianti di moda e calzature hanno la responsabilità di ridurre al minimo l’impatto ambientale e di assicurarsi che i lavoratori delle loro catene di approvvigionamento ricevano un salario adeguato. Vogliamo sapere cosa stanno facendo per rendere il loro settore più sostenibile”.
Le diverse insegne hanno tempo fino al 12 ottobre per inviare la documentazione richiesta. Oltre la scadenza, alcuni dei retailer potrebbero dover discutere della loro situazione in Parlamento.
Contestualmente all’inchiesta, l’Environmental Audit Committee ha diffuso i dati inclusi in ricerche di esperti del settore e “fashion innovators”, tra cui un report della Textiles Recycling Association, secondo cui nel Regno Unito il consumo di vestiti sarebbe superiore rispetto agli altri Paesi europei (si parla di circa 26,7 chilogrammi pro capite all’anno, contro i 16,7 chilogrammi della Germania e i 16 chilogrammi della Danimarca, rispettivamente al secondo e terzo posto).