Lo scorso 17 luglio, l’Unione Europea ha siglato a Tokyo la nuova intesa di partenariato economico tra le due aree. Intanto, il made in Italy ha superato la Francia per export.
A firmare, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier giapponese Shinzo Abe. L’accordo crea una zona di libero scambio che riguarda oltre 600 milioni di persone e circa un terzo del Pil mondiale. Eliminerà la maggior parte dei dazi pagati ogni anno dalle imprese dell’Ue che esportano in Giappone e permetterà di rimuovere una serie di ostacoli normativi. La sua applicazione porterà sin dall’inizio l’eliminazione dei dazi sul 90% delle esportazioni Ue verso il Giappone. Per alcuni prodotti, l’abolizione delle tariffe avrà luogo gradualmente, secondo precise scadenze annuali. Una volta attuato completamente l’accordo, il Giappone avrà soppresso i dazi doganali sul 97% dei beni importati dall’Ue (in termini di linee tariffarie), per una stima di 1 miliardo di euro l’anno di risparmi. A salutare con particolare favore l’intesa è il made in Italy. I dati statistici trasmessi dall’Ambiasciata Italiana a Tokyo, infatti, inquadrano, nel periodo gennaio-giugno 2018, un andamento molto positivo del nostro export, con una crescita superiore al 23 per cento. Una performance che consente all’Italia di diventare il secondo Paese esportatore Ue verso il Sol Levante, dietro alla Germania, con un significativo sorpasso sulla Francia. In questo quadro, la moda gioca un ruolo centrale. Nei primi mesi dell’anno in corso, infatti, l’Italia si conferma un punto di riferimento negli ambiti delle calzature in pelle e della pelletteria, dove detiene la prima e la seconda posizione in termini quote di mercato (27,6% e del 19,6% rispettivamente). Nell’abbigliamento, la quota di mercato dell’Italia è del 2,7%, con una progressione, nel periodo, di 5 punti percentuali. La distribuzione per settore dell’export tricolore in Giappone vede al primo posto tessile e abbigliamento (20%), seguiti da meccanica strumentale (14%), chimica (13%), mezzi di trasporto (12%), alimentari e bevande (10 per cento). Il made in Italy, tuttavia, deve festeggiare a metà in termini di vantaggi tariffari immediati. Per quanto concerne cuoio e calzature, infatti, l’attuale sistema prevede inizialmente solo un leggero miglioramento. In seguito all’accordo, i dazi sulle calzature saranno ridotti dal 30% al 27,3% e dal 27% al 24,5% per alcune linee tariffarie, all’entrata in vigore, per poi essere soppressi completamente nel corso dei dieci anni successivi. I dazi sulle esportazioni Ue di prodotti in cuoio, come le borse, per le quali il dazio attuale è del 16%-14% in base alla linea tariffaria, saranno eliminati nell’arco di dieci anni, così come i dazi sulle calzature sportive e da sci, che tradizionalmente godono di un’elevata protezione in Giappone (per le calzature sportive e da sci si passa dal 27% al 24,5% all’entrata in vigore dell’accordo. Le tariffe verranno poi abbassate gradualmente di due punti percentuali, fino ad essere del tutto eliminate dopo dieci anni). L’Accordo di Partenariato Economico potrebbe entrare in vigore a febbraio/marzo 2019, a seguito di ratifica da parte del Parlamento Europeo.
di Giulia Sciola