Quarto trimestre sotto le stime per Tiffany & Co che, venerdì scorso, giorno di pubblicazione dei dati, ha lasciato sul terreno oltre 5 punti percentuali a Wall Street. Nell’ultimo quarter dell’anno il colosso newyorkese della gioielleria ha registrato ricavi per 1,3 miliardi di dollari (circa 1,05 miliardi di euro), in crescita del 9 per cento. A perimetro costante le vendite sono cresciute dell’1%, meno del +2,7% atteso dal mercato. Nei tre mesi, segno meno per l’utile dell’azienda Usa, in calo del 61% a 62 milioni di dollari. “Al netto di voci straordinarie – spiega la nota ufficiale di Tiffany, che tiene conto di 146 milioni di impatto negativo dato dalla riforma fiscale – gli utili netti sono saliti del 15% a 208 milioni da 182 milioni; i profitti per azione si sono tradotti in 1,67 dollari da 1,45 dollari”, sopra le attese degli analisti per 1,64 dollari per titolo.
Nell’intero 2017, gli utili sono scesi a 370 milioni di dollari, in flessione del 17%, mentre le vendite sono salite del 4% a 4,2 miliardi di dollari (sostanzialmente invariati i risultati like-for-like).
Per il 2018, il grupp0 guidato da Alessandro Bogliolo stima vendite in crescita mid-single digit e utili per azione tra i 4,25 e i 4,45 dollari (Wall Street attendeva 4,44 dollari per share).
“Siamo contenti di aver chiuso l’anno con vendite in crescita, sia in termini di aree geografiche sia di prodotto. – ha dichiarato il CEO di Tiffany -. La cosa più importante, tuttavia, resta la crescita sostenibile di vendite, margini e profitti nel lungo temine. Confermando quello che abbiamo annunciato in precedenza, crediamo che investimenti in aree specifiche come tecnologia, comunicazione di marketing, visual merchandising, digitale e negli store, che con ogni probabilità metteranno sotto pressione gli utili pre-tasse nel breve termine, sono ciò che ci serve per una crescita duratura”. Bogliolo ha ricordato le priorità strategiche di Tiffany, tra cui l’evoluzione del “brand message”, il rinnovo dell’offerta, della presentazione in store e lo sviluppo omnichannel.