H&M, North Face, Wrangler e i proprietari di Gucci e Saint Laurent (il gruppo Kering) sono solo alcuni dei 15 brand della moda e dell’abbigliamento, con un valore stimato attorno ai 244 miliardi di dollari, coinvolti dal fondo sovrano norvegese (Norges Bank) nella lotta contro lo sfruttamento della manodopera minorile.
Il fondo più ricco al mondo, infatti, ha sottoscritto un’intesa con Unicef, l’associazione delle Nazioni Unite per la difesa e i diritti dell´infanzia, per creare una rete mondiale con l’obiettivo di premere sulle grandi aziende del fashion sensibilizzandole e invitandole a “smettere di sfruttare il lavoro minorile specie nei Paesi poveri del cosiddetto Terzo mondo”, come ha spiegato Carine Smith Inehacho, responsabile del Fondo per la strategia globale di investimenti, durante la presentazione del progetto tenutasi ieri a Ginevra.
Nelle aziende interessate, il fondo è presente in modo massiccio con i suoi investimenti, motivo per cui il pressing potrebbe funzionare.
La prima fase del progetto prevede l’attuazione di una serie di inchieste per capire cosa va cambiato nella vita dei bambini e degli adolescenti che lavorano per i grandi brand di moda. Solo in un secondo momento si passerà all’azione. Si calcola che nel mondo almeno 250 milioni di bimbi e adolescenti minorenni siano vittime dello sfruttamento e del lavoro in condizioni disumane e con retribuzioni irrisorie.
La notizia arriva solo pochi giorno dopo l’annuncio, da parte del fondo sovrano, di voler disinvestire per oltre 35 miliardi di dollari dalle aziende attive nei combustibili fossili, confermandone la svolta strategica intrapresa.