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Concia, vince il servizio

Concia, vince il servizio

Di Redazione
15 Novembre 2017

Sale il costo delle materie prime, fermi i listini del finito. Le aziende difendono il margine facendo magazzino per i clienti della moda. Italia sempre più leader.

Fiera brillante, mercato opaco. L’ottimo andamento di Lineapelle, di scena a Milano dal 4 al 6 ottobre, non riflette la situazione di un settore conciario condizionato, da un lato, dalle dinamiche legate alla sua materia prima di riferimento ovvero le pelli grezze, e, dall’altro, dall’incertezza nelle destinazioni prevalenti, che sono calzatura e pelletteria. Venendo alle certezze, l’incremento di espositori (+3,5% su settembre 2016 per un totale di 1.285 aziende) e di visitatori registrati (+2%, con oltre 21.500 buyer e un balzo del 5% di italiani) rafforza la leadership di Lineapelle nel panorama fieristico internazionale, e, al tempo stesso, quella delle concerie italiane rispetto ai competitor, su tutti Cina e Brasile, specializzati su articoli di fascia medio/bassa e pertanto più esposti alle turbolenze del mercato. A prevalere, in questa fase, sono i contenuti qualitativi e la ricerca, aspetti che vedono eccellere le aziende della pelle made in Italy e continuano a esercitare un forte richiamo sul mondo del fashion

All’ultima Lineapelle (4-6 ottobre) è stata presentata la collezione autunno/inverno 2018-19

PICCOLA RIPRESA
La conceria italiana, dopo aver chiuso il 2016 con un giro d’affari complessivo di cinque miliardi di euro, punta a chiudere l’anno in leggero incremento. Nei primi sei mesi, la produzione è aumentata del 2,7% in quantità, ma il progresso dei ricavi è più contenuto e pari al +0,2%, principalmente a seguito del calo delle quotazioni nelle bovine grandi e per la difficile situazione nelle ovicaprine. Il quadro congiunturale cambia a seconda delle specializzazioni. La destinazione trainante è ancora una volta l’automotive, ambito nel quale i produttori italiani di pelli finite hanno saputo colmare il gap che li distanziava rispetto ai concorrenti storici di Usa e Germania, e oggi sono diventati un partner di riferimento non solo per le case del lusso, ma anche per i costruttori automobilistici tedeschi che dominano il mercato. Nella moda invece si osservano alti e bassi. “Ci sono brand in forte crescita – afferma Gianni Russo, presidente di Unic (Unione Nazionale Industria Conciaria) e titolare della conceria Russo di Casandrino – ma in generale l’area dell’accessorio di lusso si conferma abbastanza fiacca. Le concerie specializzate dovrebbero chiudere il 2017 sui valori dell’anno precedente, forse qualcosa in più. Rispetto al periodo 2009-14, quando la domanda era esplosa, esistono diversi fattori in grado di condizionare gli acquisti, dal terrorismo internazionale alle situazioni legate a specifici mercati come quello russo. Non siamo più in un periodo di consumi drogati”. Al di là del confortante andamento di Lineapelle, su cui Russo spende parole di elogio, i conciatori italiani non comprendono le ragioni per cui, in un mercato complessivamente debole, i costi della loro materia prima siano ancora in aumento. “Crediamo sia in atto una spinta speculativa – sottolinea il presidente Unic – altrimenti non si capirebbe perché, a fronte di una macellazione complessivamente in crescita e di una domanda internazionale in calo, siamo costretti a combattere per contenere le richieste di aumenti da parte dei fornitori”. Il peso della materia prima non è affatto trascurabile. Nella composizione dei costi conciari, incide dal 40 al 50% con punte anche superiori per gli specialisti del pregiato (coccodrillo, pitone e struzzo). Il problema più grave riguarda, in questo momento, il vitello di origine europea, utilizzato in prevalenza per calzatura e pelletteria di fascia alta, che non solo ha raggiunto i massimi storici, ma è anche difficile da reperire. La situazione è peggiorata da quando le holding francesi del lusso sono intervenute direttamente nel mercato, acquistando concerie specializzate nel vitello e operando selezioni sempre più accurate per assicurarsi il grezzo migliore: i prezzi sono saliti al punto da costringere gli altri utilizzatori a campionare diverse tipologie di pellami o ad aumentare la quota di materiali alternativi. Inoltre, l’aumento dei costi di approvvigionamento comprime i margini delle concerie, che difficilmente riescono a ribaltare i rincari sul prezzo delle loro pelli finite. Ciò è possibile soltanto a condizione di elevare il servizio offerto ai clienti, ovvero organizzandosi per assicurare consegne rapide, permettendo così ai produttori di scarpe e borse di non dover far magazzino di materiali e scaricando il rischio delle giacenze sui fornitori. “Per noi è uno sforzo finanziario notevole, ma lo abbiamo trasformato in un punto di forza”, afferma Alessandro Francioni, presidente di Assoconciatori (associazione che raggruppa le concerie toscane della riva destra dell’Arno) e titolare di Sanlorenzo, azienda specializzata nello shearling di alta gamma. “In casa ho un quantitativo di pelli semiterminate, pronte per essere rifinite in maniera personalizzata, tale da poter gestire almeno due anni di produzione. Disporre di scorte simili offre sicurezza ai grandi clienti della moda”.

FAST DELIVERIES
Tra i precursori del magazzino a pronta consegna c’è il Gruppo Mastrotto, leader italiano nel settore conciario con un fatturato consolidato di 451 milioni di euro, che ha creato il servizio Mastrotto Express con spedizioni entro 48 ore dall’ordine. “Siamo arrivati a 1.100 colori pronti per la consegna e abbiamo introdotto nuove collezioni per il prossimo autunno/inverno con prodotti a forte customizzazione”, afferma la presidente Chiara Mastrotto, che sulla situazione del fashion commenta: “C’è più movimento nella fascia dell’accessibile rispetto al top di gamma. In un contesto di forti tensioni competitive, i gruppi della moda finiranno per premiare quelle concerie che rappresentano l’eccellenza del made in Italy e, a livello globale, l’eccellenza di servizio”. I tempi rapidi diventano perciò la risposta delle concerie per difendere gli ebitda in un contesto sempre più complicato. “I costi di concia sono aumentati del 20-30% per ragioni legate alle spese ambientali – spiega Bernardo Finco, presidente dei conciatori di Vicenza e a capo di un gruppo con oltre 150 anni di storia – e la ricerca dei clienti più importanti è legata alle pelli di pregio. Quelle economiche sono crollate ai valori post Lehman Brothers. Nel nostro distretto la vera crescita riguarda chi fornisce l’auto, ma è un buon momento anche per chi segue l’arredamento di fascia top, altra specializzazione che vede la conceria italiana leader assoluta a livello globale”. Intanto a Solofra, distretto di riferimento per le pelli ovicaprine condizionato in negativo dal calo di ordini per abbigliamento, il lavoro si è spostato su calzatura e pelletteria. “A Lineapelle abbiamo respirato un clima di entusiasmo – dice Antonio Guarino (Conceria Guarino, specializzata in pellami per calzatura) – e confidiamo in un graduale passaggio dei nostri clienti dalle pelli di vitello a quelle ovine, ottima alternativa a prezzo inferiore”.

di Andrea Guolo

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