L’export dell’orologeria svizzera rivede il segno più e archivia il secondo trimestre del 2017 in progressione del 3% a 5 miliardi di franchi svizzeri (circa 4,3 miliardi di euro). A renderlo noto è il Swiss Watch Industry Study 2017 di Deloitte, che, in merito alle prospettive future dell’industria orologiera svizzera, spiega come il 52% degli intervistati sia ottimista per i prossimi 12 mesi, contro il 2% del 2016. A guidare la ripresa, a livello geografico, sarà con ogni probabilità la Cina (il 71% degli intervistati ritiene questo mercato ulteriormente in crescita nei prossimi mesi), dove in generale le vendite di prodotti di lusso dovrebbero chiudere il 2017 a +6-8 per cento. “I buyer cinesi – spiega sempre il report – sono oggi più inclini a comprare luxury goods entro i confini domestici, a seguito dell’aumento delle tasse sulle importazioni”. Circa la metà delle aziende intervistate da Deloitte pensa che l’Ex Celeste Impero sia il prossimo mercato di riferimento dell’orologeria svizzera. “Per la prima volta da quando questo studio è stato lanciato – si legge sulla nota ufficiale – gli Stati Uniti perdono il ruolo di mercato più promettente per le lancette elvetiche. Tuttavia, la gran parte degli intervistati (68%) stima che il mercato americano possa crescere nei prossimi 12 mesi, restando al terzo posto tra le aree di riferimento, dopo la Cina e il resto dell’Asia”.
L’ottimismo dei diversi executives dell’industria orologiera si estende anche allo shopping dei turisti stranieri in Svizzera e nel resto d’Europa, oggi pari al 5% dell’export di segnatempo: per il 62% degli intervistati (contro il 24% del 2016) gli acquisti sono infatti destinati a crescere. Quanto alle diverse categorie di prodotti, a spingere le vendite saranno gli orologi meccanici di fascia alta (con un 66% del totale dell’export di orologi svizzeri), mentre, tra i diversi canali, si rafforza l’importanza del digitale: se la maggioranza dei consumatori continua ad acquistare in negozio, il 60% di loro, prima di effettuare l’acquisto, utilizzerebbe infatti l’online per informarsi. Nessuna minaccia di rilievo, infine, dagli smartwatch: se per il 72% di chi ha risposto allo studio gli orologi intelligenti non rappresentano un competitor diretto dei modelli tradizionali (“anche se l’interesse dei consumatori per gli smartwatch resta evidente – riporta Deloitte – il numero di consumatori intenzionati ad acquistare degli orologi classici è in aumento nei diversi Paesi e indica che questi ultimi non hanno perso appeal”) per il 14% il segmento connected può rappresentare un’opportunità di crescita per i diversi brand.