La Fashion Week cinese si allea con le passerelle italiane e francesi. Al via un accordo di promozione dei designer emergenti con distribuzione nei multibrand.
Shanghai si candida a quinta piazza della moda nel mondo, e la sua fashion week potrebbe seguire le sfilate di New York, Londra, Milano e Parigi. A dare corpo a questo scenario è l’accordo siglato, durante la Shanghai Fashion Week di aprile, da Carlo Capasa, presidente Camera Nazionale della Moda Italiana, Pascal Morand, presidente esecutivo della Fédération Française de la Couture e Chen Ying, vice presidente di Shangtex Group, principale gruppo tessile della metropoli asiatica nonché proprietario della Shanghai Fashion Week e della fiera di abbigliamento e accessori contemporary Mode Shanghai Fashion Tradeshow. Sul tavolo, la possibilità che stilisti emergenti, italiani e francesi, vengano ospitati senza costi diretti presso gli spazi dell’M50, complesso di gallerie d’arte e multimarca di Shanghai, che consentirebbe loro l’approdo sul mercato cinese in un’ottica business to consumer. Da definire nei dettagli, inoltre, la possibilità che Shangtex sostenga la distribuzione delle label italiane tramite la costruzione di uno showroom pronto a fare da tramite con i circa 6mila multibrand attivi nel Paese. In Italia, l’accordo porterebbe invece alla creazione di uno spazio dedicato presso The Mall in Piazza Lina Bo Bardi a Milano, adatto ad accogliere, durante le settimane della moda, le presentazioni di 3 brand cinesi al giorno. “Shanghai – ha dichiarato Xiaolei Lv, CEO della Shanghai Fashion Week – è oggi alla quattordicesima edizione della sua settimana della moda e, pur nella consapevolezza di avere ancora un lungo percorso da compiere e moltissimo da imparare, conta sulla spinta economica e creativa di un Paese dai grandi numeri, su una identità fondata sulla cultura di una delle maggiori metropoli al mondo e sulla sua capacità di mixare elementi mutuati dalla cultura occidentale con quelli della cultura orientale che gli è propria. Il primo passo, oggi, è stato fatto e, in pochi anni, siamo arrivati a proporre un calendario di ben 60 sfilate e 12 presentazioni, di cui circa il 60% ad opera di giovani stilisti indipendenti cinesi. Inoltre, con Mode Shanghai stiamo offrendo ad altri 400 marchi di proporre al nostro mercato (tramite 25 showroom multimarca) le proprie collezioni in un’ottica già business oriented.
In sintesi, il nostro obiettivo è conquistarci il ruolo di quinta fashion week internazionale”. Lanciata nel 2003, la settimana di Shanghai ha saputo richiamare l’attenzione anche per la creazione di legami commerciali attraverso Mode Shanghai che, arrivata alla sua terza edizione, ha registrato la presenza di oltre 450 brand (erano 350 nell’aprile 2015; 400 lo scorso ottobre), per un totale di 6mila visitatori (di cui 30% buyer). Il deal tra le tre città e i rispettivi enti promotori dell’industria della moda favorirà gli scambi fra i giovani stilisti, ma non mancherà di fornire un’ulteriore vetrina alle principali maison del lusso (cosa già accaduta in passato, quando in passerella hanno sfilato, tra le altre, le collezioni di Salvatore Ferragamo, Lanvin, Alberta Ferretti e Jean Paul Gaultier; e, nell’edizione appena conclusa, con la sfilata antologica di Dirk Bikkembergs), confermando il ruolo strategico di Shanghai per l’espansione delle griffe nel Gigante Asiatico. Secondo i dati diffusi da Altagamma, nel 2015, pur avendo perso 2 punti percentuali, il mercato della Greater China ha confermato il proprio primato nel consumo di luxury goods, con una fetta del 31% su un business globale che vale 253 miliardi di euro e che riguarda accessori, abbigliamento e prodotti cosmetici. Positive anche le stime al 2020, con i consumi di lusso che dovrebbero raggiungere i 65 miliardi di dollari (circa 57,4 miliardi di euro), trainati dalla classe media e da una nuova generazione che guarda ai prodotti in modo più consapevole. L’intesa con Shanghai rafforza l’asse tra Milano e Parigi, intese quali capitali della produzione moda di alto livello. L’obiettivo è quello di incentivare gli scambi di informazioni e know-how per un reciproco vantaggio competitivo. La scommessa, sul fronte europeo, è quella di assicurarsi un posizionamento di rilievo nel percorso di crescita cinese, la cui macchina produttiva è chiamata ad alzare il proprio contenuto di qualità e di immagine. “Si tratta di un Paese e di un Sistema Moda dal grande potenziale – ha commentato Capasa – ma certamente deve ancora compiere un percorso importante per poter concretizzare il suo ambizioso obiettivo di essere la quinta fashion week internazionale. Ritengo che più ancora che sul prodotto, il gap che questo Paese debba superare sia di visione. Io gli ho suggerito di coinvolgere talenti internazionali capaci di aiutarli nel ricreare quella magia che consente ai nostri brand di vendere non più dei semplici prodottil, ma delle icone e dei sogni”. Al presidente di Camera moda ha fatto eco Morand, convinto che a Parigi e Milano spetti il compito di supportare Shanghai con la propria expertise in un’ottica di rafforzamento delle rispettive posizioni a livello mondiale.