Donne di tutto il mondo accomunate da un unico obiettivo: la pelle di porcellana. La tendenza emerge da una ricerca condotta da Euromonitor International secondo cui il sogno è condiviso dalle due aree del globo: nel mondo asiatico, per tradizione e cultura, la carnagione eterea è simbolo di perfezione; nel mondo occidentale, è la necessità a spingere le donne a uno ‘sbiancamento’ per aver amato, forse troppo, il sole e i suoi effetti invecchianti. Ed ecco che negli ultimi 6 anni nel mondo si è passati a spendere da 24 miliardi di dollari (nel 2008) ai circa 31 miliardi dello scorso anno per sieri antirughe, creme per occhi e collo, idratanti, sbiancanti, con SPF, per pelli molto secche o grasse, sensibili o che si arrossano troppo. E, sempre secondo Euromonitor, entro il 2018 si attende il raddoppio con oltre 43 miliardi di dollari previsti.
”Siamo di fronte a una nuova era dello skincare – spiega Nicole Tyrimou di Euromonitor – con le donne di una metà del mondo, cioè le aree asiatiche e dell’oceano Pacifico, preoccupate di mostrare una pelle di porcellana, che quindi scelgono idratanti illuminanti e sbiancanti. Mentre l’altra metà del mondo è angosciata dalle macchie scure, dal tono della pelle e dai danni del sole”. Le maschere sbiancanti sono salite del 12% nel 2013 in tutto il mondo e la categoria piace in particolare alle donne giapponesi, alle cinesi e così via guardando ad est.
Il segreto della pelle immacolata delle giapponesi è l’olio di camelia bianca, che nutre idrata e ammorbidisce. Nel suo spazio a Kyoto, Kazurasei, marchio tra i più sofisticati, propone trattamenti con questo fiore che coltiva nelle sue serre nel paradiso delle Goto Islands.
Dall’Asia al Brasile vanno forti le creme illuminanti. Idem in India, dove la richiesta di creme sbiancanti ha raggiunto l’80% della domanda e molte case cosmetiche che le producono sponsorizzano le attrici e gli attori di Bollywood. Un fenomeno che arriva a destare qualche preoccupazione, tanto che, di contro, alcune attrici famose come Nandita Das, hanno avviato una contro-campagna dal nome ‘Dark is beautiful’ per placare l’ossessione femminile per la pelle chiara percepita come chiave per il successo e la felicità.
”Ad occidente gli ingredienti sbiancanti sono meno prioritari, si punta a correggere le macchie, la pigmentazione irregolare, il tono della pelle, la luminosità piuttosto che sbiancarla”, conclude Tyrimou. L’ultima novità, sono le ‘watery essence’ di Nature Republic, acque di bellezza concentrate di attivi, dalla texture più leggera rispetto a quella di un siero, che agiscono come idratanti, illuminanti e schiarenti.
La fotografia include gli acquisti beauty delle donne italiane che ricalcano le abitudini delle europee anche se con meno soldi nel portafoglio. Anche da noi, alla crema per il viso non si rinuncia, ma l’effetto spending review pesa: il fenomeno è destinato a calare lievemente nei prossimi 4 anni. Mentre in Europa la febbre dello skincare sale senza sosta e si passerà dai 5 miliardi e 700 milioni di dollari spesi lo scorso anno ai 6 miliardi e 200 milioni previsti nel 2018, l’Italia invece continua a scendere fin dal 2008. Nel 2013 nel nostro Paese sono stati spesi oltre 532 milioni di dollari che nel 2018 scenderanno a circa 529 milioni.