Il design che mette in scena il design facendosi teatro di se stesso. Una volta si chiamava ‘metalinguaggio’, e oggi? Che sia un approccio filosofico o semiotico (l’oggetto è significato, ma anche significante) il design non è più solo il prodotto di una fabbrica, ma è anche la fabbrica stessa. Al di là dei giochi di parole, la realtà è più semplice di ciò che sembra. O meglio ‘è’ proprio ciò che sembra.
Il prodotto di design (figlio di una studiata progettualità), sia esso elemento d’arredo, auto, device tecnologico, packaging o web service, nasce e cresce proprio in contesti (definirle aziende risulterebbe riduttivo) dall’attrattiva estetica preponderante. È il caso di alcune realtà, italiane e internazionali, diverse per mission, ma con in comune il senso del ‘bello’.
Si parte con l’headquarter inglese del brand automobilistico francese Renault, che funge oltre che da magazzino anche da showroom, scuola e ristorante per i dipendenti, e in cui lo scheletro in tubolare giallo ne definisce la struttura; per passare al futuristico, quasi ‘extraterrestre’, nuovo centro Apple (ancora in fase progettuale) nel cuore della Silicon Valley. L’Apple Campus 2 sembra essere un disco volante di 300mila mq di spazi dedicati a uffici, ricerca e sviluppo, in grado di accogliere fino a 13mila dipendenti, un vero e proprio centro direzionale e creativo con annessi auditorium e centro fitness.
Entrambi gli stabilimenti portano la firma dello studio Foster + Partners e condividono la scelta del vetro come materiale protagonista, con un occhio alla sostenibilità in quanto prevede l’uso di sistemi e tecnologie avanzate che permettono l’alimentazione da fonti di energia rinnovabili, dai pannelli solari sul tetto a una centrale biogas a celle combustibili. I due progetti, come molti altri legati alle fabbriche di nuova concezione, prevedono un’estesa area verde.
Guandando sul territorio nazionale, e non troppo lontano, in provincia di Milano si trovano due esempi di aziende che hanno fatto della sperimentazione estetica il loro tratto distintivo. A Cantù il marchio di arredamento Jumbo Collection ha affidato la realizzazione dell’involucro della sua nuova sede a Sipam che ha scelto per la facciata un reticolo in alluminio a montanti e traversi a taglio termico.
A Sesto San Giovanni, lo storico brand di aperitivi Campari ha affidato all’archistar Mario Botta la reinterpretazione della sua storica sede integrando agli uffici e al museo dedicato, un’area residenziale comprensiva di parco aperto al pubblico. Nascono così le ‘Torri Campari’.
Sempre in Italia, a Bolzano, è sorto il nuovo headquarter di Salewa, brand di abbigliamento tecnico da montagna, disegnato da Cino Zucchi Architetti insieme a Parl Associati. Un luogo che all’azienda piace definire di “incontro tra persone, architettura, natura e tecnologia” e che comprende anche un fitness center, un bistrot, una nursery e, proprio sulla facciata principale, un muro attrezzato per l’arrampicata.
Ma il tocco da maestro in tema di eco-design spetta ad Amazon che, per il nuovo headquarter in South Lake Union, a Seattle, ha ipotizzato tre biosfere, all’interno delle quali il microclima consente l’esistenza di alberi e piante, realizzate in vetro e interconnesse, che saranno posizionate al centro del complesso. Ogni sfera, con un’altezza variabile dai 25 ai 35 metri, ospiterà cinque piani di spazi dedicati a diverse aree di lavoro.
La società di e-commerce entra così di diritto nella lista dei ‘best place to work’.