“Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana si occupano, come dice la parola stessa, di stile, cioè delle sole questioni concernenti l’immagine della casa di moda e la creazione dei prodotti industriali, mentre tutto ciò che riguarda la fase commerciale, così come l’organizzazione e l’amministrazione delle strutture societarie è di competenza di altri uffici e di altri soggetti”. È quanto si legge nel ricorso in appello depositato a Milano nei giorni scorsi dalla difesa dei due designer, condannati lo scorso giugno dal Tribunale a un anno e 8 mesi di carcere (pena sospesa) per omessa dichiarazione dei redditi.
Secondo le imputazioni, i due avrebbero costituito in Lussemburgo la Gado, che avrebbe riproposto un classico sistema di scatole cinesi fatto per occultare proventi alle Entrate. Ipotesi che ora la difesa punta a ribaltare.
Le agenzie ricordano che “lo scorso giugno il Tribunale, oltre ai due stilisti e Alfonso Dolce, ha condannato a 1 anno e 4 mesi anche Cristiana Ruella, amministratrice pro tempore della società e membro del cda di Dolce & Gabbana, e Giuseppe Minoni, direttore amministrativo e finanziario di Dolce & Gabbana mentre un anno e otto mesi sono stati inflitti al commercialista del gruppo della moda Luciano Patelli. È stata invece assolta, come richiesto dalla Procura, Antoine Noella”.