
Sms Finance, la holding di Silvio Scaglia, si è aggiudicata l’asta per l’acquisto de La Perla. Dopo tanto vociferare sulla conclusione di questa operazione, lo storico marchio bolognese della lingerie d’alta gamma è passato di mano per 69 milioni di euro. Il gruppo di underwear era entrato anche nelle mire di Calzedonia che è si è fermata a 68 milioni di euro, e dell’israeliana Delta Galil Industries.
“Non siamo un fondo, io sono un imprenditore”, ha commentato Silvio Scaglia, all’uscita dall’asta, ai giornalisti che gli ricordavano le perplessità espresse dai sindacati nei confronti di un acquirente visto più come un investitore finanziario che come un partner industriale. “Dopo Omnitel e Fastweb, io mi impegno in prima persona su La Perla”, ha promesso l’imprenditore.
E proprio su questo punto, non nasconde le sue perplessità il patron di Calzedonia Sandro Veronesi: “Se domani mi metto a fare telefoni, io ci metto due anni a capire di cosa sto parlando, e non so se Scaglia ha questa ‘infusione’ dall’alto”. Non cela il suo dispiacere Veronesi che non ha risparmiato commenti al vetriolo: “Dalla padella degli americani alla brace di Scaglia. Povera Perla. Mi dispiace per i dipendenti”, ha commentato a caldo l’imprenditore, spiegando che un’offerta più alta non sarebbe stata possibile per il gruppo, perché più di un milione “era troppo”.
Da parte sua, Scaglia si è detto pronto a rilanciare la label: “Il marchio La Perla è grandioso – ha detto – sicuramente si può rilanciare con grande successo e abbiamo intenzione di farlo”. L’imprenditore ha confermato che “come minimo ci vorrà un investimento da 100 milioni di euro per riportare il brand ai livelli che merita” e che il piano è investire “pesantemente per rilanciare rete commerciale e marchio”. Sul fronte lavoratori, Scaglia ha assicurato che saranno garantiti “tutti i dipendenti che ci sono tranne quelli dei due stabilimenti che sono chiusi da tempo. L’offerta che noi abbiamo presentato la settimana scorsa prevedeva già tutti gli 800 dipendenti”. “A questo punto il tribunale ha riconosciuto la nostra offerta come nettamente migliorativa – ha spiegato il vincitore dell’asta – e ha assunto la struttura della nostra offerta come base, calandola nel contratto che avevano già negoziato con Calzedonia, ma cambiandola in questi parametri, e poi le offerte sono state puramente sul valore economico, che mi è sembrato una operazione trasparente”.