Anche la maison francese del lusso Chanel produce in Italia. “Certo: parte della maglieria, scarpe, persino borse. Si dice ad esempio che i francesi siano più bravi a fare borse “strutturate”, mentre gli italiani siano più abili quando si tratta di morbidezza o di alcune particolari lavorazioni. Nelle nostre collezioni ci sono entrambi i tipi di borse, quindi abbiamo bisogno di entrambe le capacità artigianali. E speriamo che in tutta Europa queste tradizioni sopravvivano”. A parlare è Bruno Pavlovsky, presidente della divisione moda di Chanel, in un’intervista rilasciata a Moda24.
Coco Chanel stabilì molti primati: fu la prima a “firmare” un profumo, la prima, nel 1932, a lanciare una collezione di alta gioielleria e la prima a intuire l’importanza delle boutique. “Oggi Chanel conta 176 negozi nel mondo – continua il manager – e nella seconda metà dell’anno abbiamo in programma molte nuove aperture: tre in Cina, una Brasile, una in Lussemburgo, una a San Pietroburgo e una qui a Parigi. Apriamo mediamente dieci negozi all’anno, non di più, e quando è necessario rinnoviamo quelli esistenti: una boutique del lusso ha una vita media che varia dai 5 ai 7 anni”.
E nei prossimi anni saranno in particolare due i fronti su cui si concentreranno le strategie della maison. ” Nei prossimi anni ci concentreremo però su due fronti: uno è quello cinese, sicuramente… L’altro fronte è il servizio: se a Parigi, Milano, New York, aumentano i turisti cinesi, russi, africani, dobbiamo imparare a servirli meglio. Ma senza mai dimenticare i nostri fedeli consumatori locali e le loro esigenze”.