L'edizione n.76 di Pitti Uomo si è conclusa lo scorso 19 giugno registrando un'affluenza finale di circa 8.700 negozi (con una diminuzione dell'8% rispetto all'ultima edizione estiva) per un totale di oltre 18mila compratori. Nei quattro giorni del salone sono stati più di 30mila i visitatori complessivi. Ha tenuto bene il mercato italiano.
In questi quattro giorni di salone abbiamo percepito tanto impegno nel proporre una moda di qualità, commenta Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, le aziende hanno presentato collezioni molto focalizzate sulla ricerca nei materiali e sulla vestibilità, prodotti per un pubblico esigente e disposto a spendere per un valore reale. Gli stessi espositori ci hanno detto di aver incontrato buyer internazionali venuti a Firenze con un approccio positivo e concreto, che hanno lavorato intensamente per cercare i prodotti giusti per i loro negozi, scommettendo su una volontà diffusa di ripresa.
Quando si parla di presenze dei compratori, prosegue Raffaello Napoleone, dobbiamo sempre ricordare che in tutto il mondo la distribuzione di qualità si sta concentrando. Ciò significa che, a parità dei consumi finali, i punti vendita vincenti, quelli che vengono sempre a Pitti Uomo, diventano più grandi, acquistano e fatturano di più. è un processo che proseguirà nei prossimi anni e che non ci deve spaventare, al contrario, è un segno di razionalizzazione del mercato. Preoccupiamoci piuttosto di far ripartire i consumi.
Nella classifica dei primi sedici Paesi è in testa la Germania (929 buyer), seguita da Giappone (593), Spagna (547), Olanda (422), Francia (411), Gran Bretagna (346), Svizzera (278), Cina (234), Turchia (229), Belgio (218), Grecia (203, Austria (178), Corea del Sud (176), Stati Uniti (156), Russia (143) e Portogallo (129) e Danimarca (100).