L' italian lifestyle non è solo abbigliamento, non è solo arredamento, non è solo industria alimentare: è tutto ciò in cui le capacità dell'imprenditoria italiana possono fare la differenza e dare vantaggio competitivo all'impresa. Ed è lì che bisogna andare a investire. La pensa così Michele Russo, a cui fa riferimento In Altum, la società lussemburghese che da maggio scorso controlla Opera sgr, mentre il 12,5% è del gruppo Bulgari e il restante 12,5% è diviso in quote minoritarie tra diversi investitori.
La società di private equity di cui Russo è presidente e amministratore delegato ha all'attivo due fondi. Il primo è Opera 1 (oltre 220 milioni di euro di raccolta) con cui la precedente proprietà ha effettuato la prima acquisizione nel 2001 con Ag Ferrari Foods, distributore di prodotti alimentari italiani a San Francisco (California) che oggi fattura 17 milioni di dollari.
Dopo è stata la volta di Itarna motoscafi (15 milioni di ricavi) ceduta al gruppo Ferretti, Sector Group venduta nel 2006 a Morellato, Unopiù, azienda di arredamenti per esterno ceduta nel 2006, Bruno Magli (calzaturificio di lusso) passata di mano a gennaio al fondo Fortelus capital, e B&B Italia, azienda di arredamento da 150 milioni di curo di giro d'affari acquistata nel 2003 e ancora in portafoglio. «Ricominciamo da qui» spiega Russo a Economy. «Da B&B, marchio dell'arredamento di design che dobbiamo far crescere per consentire uno sbarco in grande stile in Borsa entro il 2008».
Con la nuova proprietà, anche la strategia di investimento ha cambiato direzione: dall'operatore che guarda solo alle aziende del lusso (come Opera era stata pensata e avviata nel 2000 dal gruppo Bulgari) a chi è interessato al panorama più ampio dell'industria italiana. «L'eccellenza del made in Italy si compone di piccole e medie imprese ed è lì che bisogna andare a selezionare le opportunità di investimento» dice Russo che motiva così la sua decisione di virare verso un private equity più tradizionale, dove a fare la differenza non è il settore di appartenenza dell'impresa, ma l'impresa stessa.
«La continuità con l'Opera precedente esiste, ma è solo concettuale: guardiamo a tutti i settori in cui il made in Italy può essere una variabile competitiva di successo». E che, nel periodo di cinque anni, possa rendere almeno il 30%. Tradotto in operatività, significa entrare in aziende che fatturano tra i 50 e i 200 milioni di euro, dove l'imprenditore alla guida ha bisogno di lasciare il timone o di un affiancamento per far crescere il business. Chiuso il capitolo di Opera 2, Russo ha intenzione di far partire un terzo fondo.
Estratto da Economy del 2/11/07 a cura di Pambianconews