�La cosa che apprezzo di più di voi italiani è il rispetto che dimostrate per la vita: lo esprimete attraverso la cura con cui preparate il cibo o producete il vino. E naturalmente nella qualità dell'abbigliamento e degli accessori che disegnate e producete». Elie Tahari è uno dei più importanti stilisti americani della “nuova generazione”.
In Europa Tahari è ancora poco conosciuto, ma il suo gruppo ha già raggiunto il mezzo miliardo di ricavi e punta a diventare una “one billion company” nel giro di pochi anni. Fino all'anno scorso il marchio si era concentrato sull'abbigliamento da donna, da due stagioni si è lanciato anche nell'uomo e ha potenziato la parte accessori.
Nella squadra di Tahari, che assomiglia a una grande farriglia allargata, oltre alla moglie, direttore creativo del marchio, ci sono altri italiani: il negozio di East Hampton è stato disegnato dallo studio milanese Lissoni e associati.
La storia di Tahari potrebbe essere raccontata in un libro: «Il mondo della moda mi affascinava, anche se era molto diverso da oggi. Ma ci sono entrato quasi per caso: facevo l'elettricista per la Nyborg Electrics, una società di servizi sulla quarantesima strada, nel distretto della moda di New York, e spesso venivo mandato a fare assistenza per le luci negli showroom.
I soldi però non bastavano mai, così di sera facevo il commesso in una boutique di abbigliamento del Greenwich Village, la Fig Leaf, che restava aperta fino alle 2 del mattino. Cominciai a suggerire al proprietario alcuni capi che secondo me, per l'idea che mi ero fatto dei nostri clienti, avrebbero avuto successo, ad esempio il top senza spalline, quello “a fascia”, che in effetti diventò un best seller. Nel 1973 aprii il mio primo negozio e da lì non mi sono più fermato».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 15/09/07 a cura di Pambianconews