Mercato italiano più ristretto, ma crescono i mercati esteri, in particolare l'Est e il Medio Oriente. La creatività del made in Italy è indispensabile per sfondare, meglio però se lo sviluppo è trainato dai marchi propri e dai negozi monomarca a gestione diretta. Quest'anno Braccialini dovrebbe realizzare ricavi intorno ai 50 milioni, in crescita del 15% e senza considerare l'acquisizione di Dadorosa, licenziatario mondiale del marchio Gherardini che ha fatturato 16,8 milioni con un Ebitda di 1,4 milioni.
L'azienda fiorentina produce e distribuisce principalmente borse e coordinati in pelle e tessuto, ma anche piccola pelletteria, scarpe e accessori. Tutti prodotti ispirati alla filosofia del lusso accessibile.
L'azienda, che fa parte del gruppo Antichi Pellettieri, esporta oltre il 60% della produzione. Il network commerciale conta anche su 23 boutique monomarca (soltanto due a Mosca), che saliranno a 30 entro l'anno prossimo.
«L'euro forte, osserva Lorenzo Braccialini, 37 anni, responsabile marketing, penalizza le vendite negli Usa e in Asia. Va bene invece in Russia e in Medio Oriente, Paesi dove il made in Italy vale moltissimo. Tiene il mercato europeo, dove però si è riaffacciata la Germania, dopo anni di assenza». Meno dinamico il mercato italiano dove «conta molto, sostiene il manager, la storicità del marchio ma anche le collezioni e gli eventi. Alla fine però è vero che non c'è spazio per tutti, il canale del multibrand è in crisi e si cresce soltanto a danno di altri competitor».
La scelta commerciale di Braccialini è quella di sviluppare i monomarca diretti soltanto in Europa. «Fuori, spiega Braccialini, i risultati sono meno garantiti e i rischi maggiori». Quali le prospettive di crescita? «Dopo anni di sviluppo al ritmo del 20-30%, risponde Braccialini, ora si rallenta, ma siamo anche più grandi di prima. Comunque rimaniamo fiduciosi: riteniamo che ci siano ancora ampi margini di sviluppo».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/09/07 a cura di Pambianconews