Ingresso nella Ue tra meno di due settimane, costo del lavoro che soltanto nell'ultimo trimestre aumenta del 17%, presenza sempre più folta di aziende estere che delocalizzano al punto da far parlare di sovraffollamento. Certo, la Romania continua a essere una meta interessante. Ma capita anche che qualcuno decida che è il momento di fare nuovamente le valige.
È il caso di Cotonella, il gruppo italiano dell'intimo. Ma anche della più piccola Rotary Trading di Napoli, tanto per restare nel tessile. Qual è la nuova meta? Per entrambe, la stessa risposta: in Albania. Le ragioni stanno nella manodopera, che è specializzata ma costa solo 140 euro al mese, così come nella vicinanza che abbatte i costi di trasporto. Senza dimenticare il regime di Traffico di perfezionamento passivo, grazie al quale le aziende che importano materie prime e riesportano il prodotto finito, su quest'ultimo pagano l'1% del valore come tariffa doganale».
Sono molti i grandi marchi che già producono in Albania, nella maggior parte dei casi attraverso un fornitore intermedio: tra questi Nike, Adidas, Reebook, Puma, Harley Davidson, Disney, Oviesse, Pierre Cardin, Dolce & Gabbana. Ma quasi nessuno realizza qui l'intero prodotto: in Albania si cuce, molto spesso si fa anche il taglio, ma la realizzazione dei tessuti richiede macchinari troppo sofisticati per le possibilità locali.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/12/06 a cura di Pambianconews