Con un giro d'affari superiore ai 2 miliardi di euro, il settore nautico made in Italy è primo al mondo per le imbarcazioni sopra i 24 metri e primo in Europa per quelle sotto i 24 metri (ma in questo campo è anche secondo al mondo dopo gli Stati Uniti). Secondo i dati Ucina (Unione nazionale cantieri e industrie nautiche e affini), nel 2005 la nautica ha portato un contributo al Pil di 2,3 miliardi, il 7% in più rispetto al 2004. Ai dati di Ucina fanno eco quelli dell'Istat, che fotografano un export da record: delle 2 mila unità da diporto costruite nel 2005, quasi sei su dieci sono andate all'estero.
E anche la finanza fa rotta sui cantieri: il gruppo Ferretti sembra pronto a tornare in Borsa, e anche Aicon Yacht sta per quotarsi con sul listino Star. Ma il rilancio della nautica è legato ad un altro fattore: il grande design basato sugli architetti specializzati in yacht design come Fulvio De Simone, storicamente legato a Pershing, o sui fornitori di arredi come Molteni e Tino Sana, saliti sulla nuova «Concordia» di Costa Crociere. Perfino Armani si sta lasciando conquistare dalla nautica: lo stilista pare interessato a una quota della Wally Yacht di Luca Bassani.
Attenzione però a scindere innovazione e design. «L'Italian style si riconosce per qualità del prodotto» sostiene l'architetto Massimo Paperini, coordinatore del master in yacht design dell'Istituto europeo del design di Roma, «e per creatività indirizzata verso la tecnologia: così nascono tipologie nuove a vela e a motore». L'ultimo, ma importante, segnale del benessere della nautica italiana sta nei giovani, protagonisti di sempre più numerosi corsi di specializzazione. «L'unico rischio» conclude Paperini «è che si trascuri la nautica minore, che è invece base di formazione degli armatori di domani».
(Nella foto Norberto Ferretti, presidente del Gruppo Ferretti).
Estratto da Economy del 14/07/06 a cura di Pambianconews