Il made in Italy ha guadagnato 30 mesi, nei quali la pressione delle merci di Pechino si allenterà, per mettere a punto una nuova strategia. Basata su lotta alla contraffazione, nuovi prodotti e delocalizzazione controllata.
Se tutto andrà bene le frontiere dell'Unione europea rimarranno chiuse fino alla fine del 2005 ai principali prodotti tessili cinesi, per i quali è già stato raggiunto, in meno di otto mesi, il «tetto» di importazioni concordato nelle recenti, dure trattative tra Bruxelles e Pechino.
Per essere efficace, la strategia dovrà essere articolata su tre pilastri: il rispetto, da parte cinese, delle regole commerciali e di copyright; il ripensamento del concetto di made in Italy e i metodi di organizzazione della produzione. L'italianità non si difende solo a colpi di marchi ufficiali di genuinità, ma anche garantendo a prodotti di concezione italiana un costo competitivo; questo comporta l'inevitabilità di organizzare produzione e distribuzione a livello mondiale. Il che significa affrontare serenamente la parola proibita: delocalizzazione.
Estratto da Economy del 2/09/05 a cura di Pambianconews