Qualcuno è sopravvissuto alla bolla di internet. Sono i venditori elettronici di moda. I maggiori hanno visto la luce proprio nel 2000, anno del crollo verticale dei titoli hi-tech, e oggi hanno numeri da fare invidia ai colossi del fashion. L'ultimo ad aver diffuso i risultati è il britannico Net-a-porter.com, che ha registrato il suo primo bilancio in nero dal lancio.
Le vendite sono quasi raddoppiate nell'anno fiscale concluso a gennaio 2005, a 11,8 milioni di sterline (17,6 milioni di euro) da 6,1 e i profitti netti hanno toccato quota 227mila sterline. Nel 2004 il sito ha stretto accordi con 20 nuovi marchi, tra cui Miu Miu, Burberry Prorsum e Mulberry. «Avevamo già dimostrato che è possibile vendere alta moda ondine, ha commentato Natalie Massenet, fondatrice della società, ora dimostriamo che si può fare raggiungendo anche il profitto».
Prima, in realtà, lo aveva già provato Yoox. Il sito italiano che distribuisce haute couture ai net-surfisti, il break-even l'aveva raggiunto nel 2003, passando dal milione di euro di fatturato del 2000 a 22 milioni. E nel 2004 ha festeggiato il milione di capi venduti, con un giro di affari di 36 milioni, in crescita del 60 per cento. Il sito fondato da Federico Marchetti, di cui è tuttora amministratore delegato, è anche l'unico a operare in 25 Paesi europei, negli Stati Uniti, in Canada e Giappone. E un altro caso di successo indiscutibile è e-luxury.
Estratto da Finanza&Mercati del 17/05/05 a cura di Pambianconews