L'industria italiana del mobile, alla vigilia del suo appuntamento più importante, il Salone che detta legge nel mondo quanto a stile e tendenze (da domani in Fiera a Milano, fino al 18 aprile), fa il punto su forze e debolezze. Sei anni fa i mobilieri hanno dovuto fare i conti con il fenomeno Ikea, con l'arrivo del suo design nordico, familiare, a basso costo. Hanno dovuto confrontarsi con una formula di vendita vincente, un'offerta di arredamento a 360 gradi nella stessa struttura. Che ha fatto da apripista ad altre catene, soprattutto francesi, a prezzi perfino più bassi.
«Abbiamo dovuto imparare a convivere con un modello unico e difficilmente imitabile dai nostri rivenditori di mobili, spiega Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-Arredo. Allo stesso modo oggi dovremo coesistere con l'invasione dei prodotti cinesi che nel 2004 ha toccato i 145 milioni di euro, con una crescita del 46-47%. Ma le loro produzioni non hanno niente a che vedere con le nostre in termini di know how e di stile. Quello che è più preoccupante è che loro copino i nostri modelli e li spostino all'estero, negli Stati Uniti per esempio, limitando il nostro potenziale su quei mercati».
Che fare? «Pensare di difendere l'industria con i dazi è utopistico. Noi ci rivolgiamo ancora una volta al sistema Paese chiedendo l'eliminazione dell'Irap e la possibilità di registrare un brevetto in una nazione Wto per farlo poi valere anche in tutte le altre. I cinesi hanno voluto far parte della Wto? Che imparino a rispettarne le regole».
Estratto da Corriere della Sera del 12/04/05 a cura di Pambianconews