Come Tom Hanks, griffato Hugo Boss dalla testa ai piedi nel film di Steven Spielberg intitolato “The Terminal”, anche il gruppo di abbigliamento tedesco controllato da Marzotto ha passato un lungo periodo di stallo con la Germania in crisi economica, la linea donna che perdeva, cattiva pubblicità negli Stati Uniti e una congiuntura mondiale poco favorevole per l'abbigliamento. Ma il dinamico gruppo, con Bruno Salzer al timone, che fattura 1.100 milioni di euro, ha saputo reagire e ha appena annunciato risultati in decisa controtendenza rispetto al mercato.
Nei primi nove mesi del 2004 l'azienda tedesca ha annunciato di aver aumentato il fatturato del 10 per cento, portandolo a 947 milioni di euro dagli 862 nello stesso periodo dell'anno scorso. L'integrazione delle aziende che producevano calze, intimo, maglieria, scarpe e accessori in cuoio ha fatto lievitare le vendite globali del 3 per cento.
Mario Birocchi, amministratore delegato della Hugo Boss Italia, dice: «Abbiamo chiuso la stagione primavera/estate 2005 molto bene, con incrementi molto significativi nella parte casual e dedicata allo sport. Abbiamo avuto un incremento sul mercato italiano di circa il 20 per cento. Anche nella parte formale abbiamo un incremento a due cifre e la donna sta dando grosse soddisfazioni sul mercato italiano, dove siamo presenti in circa 90 punti vendita multibrand. Abbiamo questo mix quasi perfetto fra immagine, distribuzione, iniziative di marketing e rinnovamento delle collezioni, che sono sempre complete, al contrario di molti nostri competitor».
Estratto da Affari & Finanza del 8/11/04 a cura di Pambianconews