Europa e Nordafrica non possono fallire sul tessile. A tre mesi dalla fine del Multifibre, il sistema delle quote all'export, non possono farsi trovare impreparati di fronte alla rinvigorita aggressività dell'export asiatico. Ad andare in crisi, oltre a milioni di posti di lavoro su entrambe le sponde, sarebbe anche la fragile politica d'integrazione economica euromediterranea, che sul tessile ha uno dei suoi pochi veri cantieri aperti.
La zona Euromed resisterà allo shock del primo gennaio 2005? In uno strano clima, incerto tra il battesimo di una nuova strategia e il funerale di un sistema condannato dalla liberalizzazione, i ministri del Commercio della Ue a 25, si sono ritrovati a Tunisi ieri con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo per preparare la difesa. Agli interrogativi di chi, come la Tunisia, costruisce sul tessile una buona parte dello sviluppo economico, ha provato a rispondere il commissario europeo uscente, Pascal Lamy, che ha individuato due “nemici”: la Cina e gli Stati Uniti, e ha parlato di partita aperta, tutta ancora da giocare.
«Bisognerà fare attenzione, ha detto Lamy, a quello che succederà ai rapporti Cina-Usa sul fronte tessile dopo il 31 dicembre. Ogni brusca frenata imposta dagli Usa all'import cinese significherebbe infatti un afflusso maggiore di merci nella Ue. E questa, evidentemente, è una minaccia reale non solo per la Ue a venticinque membri, ma per tutta l'industria tessile euromediterranea».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 29/09/04 a cura di Pambianconews