Essere quarta in classifica proprio non piace a Londra: la metropoli britannica è decisa a risalire la cima e a diventare la capitale della moda mondiale. La difficile sfida a Milano, Parigi e New York parte dalla London Fashion Week, in corso questa settimana a Chelsea, nel cuore della città. Il maggiore evento in calendario per il settore della moda britannico intende essere, quest'anno più che mai, un'occasione di rilancio sia per gli stilisti sia per l'industria dell'abbigliamento.
Dietro l'evento monda di London Fashion Week (con le sue 44 sfilate in cinque giorni, i 177 espositori e i 4.500 visitatori da tutto il mondo) non ci sono solo i sogni di gloria di stilisti emergenti che sperano di diventare famosi. C'è anche dell'abbigliamento, un'industria che ha un giro d'affari di oltre 4,3 miliardi di sterline, 10 miliardi aggiungendo il settore tessile, che ha 200mila dipendenti, il 70% dei quali donne.
Il British Fashion Council (Bfe), che tra l'altro organizza London Fashion Week, ha quindi deciso di rilanciare l'industria della moda britannica, sposando la creatività degli stilisti al business consolidato del settore della grande distribuzione. Non a caso il nuovo presidente del Bfc è Stuart Rose, direttore di Marks and Spencer, una delle maggiori catene di grandi magazzini. La sua missione dichiarata è quella di creare un'alleanza vincente tra “high street" e designer, tra negozi al dettaglio e stilisti. L'idea è quella di seguire l'esempio di negozi britannici per eccellenza come Burberry, Pringle o Daks che sono riusciti a coniugare tradizione e moda rilanciandosi con grande successo a livello internazionale.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 22/09/04 a cura di Pambianconews