Consumi di abbigliamento in Italia sempre in profondo rosso, mentre negli Stati Uniti le vendite al dettaglio superano di slancio il 3 per cento. «Forse, osserva Giuseppe Schirone, direttore del centro studi di Sistema Moda Italia, la crescita dei consumi in America e in Giappone non sarà sufficiente a bilanciare il rafforzamento del 30% dell'euro sul dollaro, ma è già un segnale importante». Sistema Moda Italia, l'associazione dell'industria del tessile-abbigliamento, ha confermato che anche nel bimestre settembre-ottobre 2003 la domanda nazionale di abbigliamento ha battuto la fiacca: l'1,1%, a prezzi correnti, rispetto all'analogo periodo del 2002. Sistema Moda Italia prevede che a fine 2003 il calo del fatturato della filiera del tessile-abigliamento arriverà al 4%, ma in realtà il dato potrebbe risultare peggiore poichè le previsioni si basano su un cambio euro-dollaro di 1,20. L'effetto dollaro ha un peso rilevante sul made in Italy: l'export incide per circa il 60% sul fatturato complessivo. E gli Usa sono il terzo mercato di sbocco, il Giappone il settimo e Hong Kong l'ottavo.
Fabrizio Guelpa, dell'ufficio studi di Banca Intesa, è prevedibile che la debolezza del dollaro permarrà almeno fino alle prossime elezioni americane. è però chiaro che il super euro ha reso più evidenti i problemi di competitività di alcune fasce di offerta del made in Italy». Di fatto il calo dell'export italiano stimato nel 2003 è più che doppio rispetto a quello dell'import. Nel primo semestre i flussi diretti negli Usa segnavano una flessione del 6% nonostante la ripresa dei consumi di abbigliamento: in ottobre, secondo dati dell'Us Bureaux of Census, le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno evidenziato un incremento tendenziale del 2,9% e nel periodo gennaio-ottobre del 3,4 per cento. Sul fronte delle importazioni in Italia rimane l'allarme Cina: Sistema Moda Italia segnala che nel primo semestre del 2003 l'incremento dell'import da Pechino ha superato il 14% in valore e il 38% in quantità. E già nel 2002 l'abbigliamento cinese aveva coperto il 6,5% del totale dei consumi finali.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 12/01/04 a cura di Pambianconews